In una serie di alterchi una testa mozzata si smarca dalle isole del Madagascar e sposa una turckmena in nozze coniugali per lettera epistolare. Una voce dal nulla canta una musica country lounge e mi racconta le sue esperienze di sesso nella prateria danese tra chitarra e mandolino, birra e pisellino. Ma è in Botswana che sono nati i Watussi? Così. Mi suona. Ma magari non c’entra un Kenya.
Scrosciano gli applausi tra spire di libidini biforcute e la voce suona e intona una marcia nuziale per cadaveri smartphonizzati che comunicano ma non comunicano, parlano e ascoltano il suono del silenzio rimbombare a campana in echi vuoti e spazi siderali senza ritorno né alla vita né alla morte e senza sapere se l’aldilà è ora o tra un mese e in fondo chi se ne frega.
Quindi balliamo la salsa di pera tra siringhe di pace e spruzzi di liquidi riproduttivi e lecchiamoci le orecchie mormorando parole d’amore bastardo per ritornare alle origini di un baccalà beccamorto che dipinge volti sereni prima di seppellirli e non riesce a dipingere quelli viventi che si muovono troppo s’innamora di una in coma. Una passione che dura una vita. E una morte.
Ma, in fondo, piango?
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Scaccola pelosa
Un canto peloso si erge dalla lirica delle mutande e scopre avvenenti ore che passano senza lasciare tracce nel tempo.
Una bella castana passeggia per le strade dello spazio e urina allegramente tra una nave e l’altra sollevatasi la gonna e inquinato il mare un po’ di più mentre i pesci aspirano liquidi genitali. Ella parla con un pallone aerostatico che scende pelosamente dal gatto spaziale satollo di piramidi egizie e di bruschette al basilico.
Piove. E l’aria si solleva. E la pioggia si distende sollevata da un materasso rock.
I battelli applaudono una scena fantozziana e si sbattono le vele, domani chatteranno su facebook ringraziando i polipi marinati delle loro cortesi barzellette sporche d’inchiostro simpatico.
Dodici pulegge si dilettano con pulzelle di altri tempi e inondano di bianca panna montata le montagne aderenti il sole caduco e cadente.
Divertiamoci ad impazzire, lentamente degustiamo questo piatto fusion dove il cervello fonde l’atmosfera lounge di mille zanzariere
Dottore è grave?
No si figuri, un cancrino capita a tutti. Uno starnuto e via.
Ah beh si beh. Ah beh, sì beh.
E avanti un altro cretino