Un cascamorto si incide le unghie su una pietra al cioccolato per mangiarne le budella in fiore sotto il sole cocente della primavera astrale che noi rettiliani succhiamo tra un Ice Tea e l’altro. Mentre mangiamo vermi e ci guardiamo le scene di grandi fratelli che lottano per le loro cavallette eccoci scendere dal cielo tra dimensioni di dentifrici seducentemente froci per adagiarci su terre labiali che ci danno baci e tortellini fusi. Noi abbracciamo il genere umano e indossiamo le maschere che ci portano a uccidere in grotte lucenti per cercare l’oro e la merda dell’animo umano.
Succhiamo con lingue biforcute il midollo osseo della triglia spaventata ma buona con la maionese e il ketchup. Busino si inciampa nel pappagallo mentre canta la Turandot in una Scala a quattro piedi semoventi. E pianta un fiore lucente di luce radioattiva.
Non preoccuparti se non vedi il sale del sole su un topo morto che ti porti sempre sulla spalla per coccolarti nelle ore di solitudine. Altro non è che la peste nera della tua coscienza che ti racconta favole e illusioni per spingerti oltre i mesi della follia e comprarti per poco prezzo. Perché anche l’anima ne ha uno ma lo vende solo se non lo sa.
E allora ridiamoci sopra.

Nella faccia del delirio


Una faccia si gira dall’altra parte mentre i miei sogni spariscono nella nebbia della mattina che con l’avorio in bocca impone ai fantasmi della notte di uscire dalla finestra e li sostituisce con altri di un mondo legato alla terra. Tra piccioni e pipistrelli vestiti da festa in maschera ammazziamo la rustica comodità di un letto caldo con quella pungente di vento gelido e camminiamo tra polveri pesanti e camion autostradali tra pezzi di piombo e panifici che vendono quello che hanno prodotto durante la notte.
Un cane guaisce e un barbone perisce nel cammino verso il posto di lavoro. Insieme a una vecchietta incipiente che mostra al nipote come il cane fa i suoi bisogni e i piccioni mangiano le briciole e la riproduzione si rimescola insieme alle cipolle del soffritto in un brodo primordiale tra galassie che stanno sparendo come i fantasmi della notte nella nebbia mattutina che ha l’oro in bocca e il piombo nei polmoni.
È così che libero la mia immaginazione tra le budella terrene e propongo l’utopia del delirio a lestofanti mugnai e lesbiche androidi di generazioni di tessuti adiacenti che si coprono con coperte della nuova e vecchia Zelanda sognando un osceno pacifico che muggisce onde scatenate e ricopre gli atolli di atomi di pastafrolla meneghina.
Prego. Avanti tu che io non posso.

Rose e cavolfiori bagnano la stagione delle castagne infuocate


Una patatina fritta a colazione. Questo il menù di oggi al ristorante millefiori d’autunno in fiore. Per melanconizzare un prato fiorito devo spurgare una violenza mistica che uccide Dio. Non ho remore. Né rimpianti. È un atto dovuto. Da tempo immemorabbbile. Iscriviamolo nel registro dei morti e sepolti. E partecipiamo al nostro funerale.
Sopra la merda nascon le rose sopra l’oro non nasce niente. Balle ma dette molto bene. Mi rigiro nel letto in cambio di una favola trans. Per potare l’occhio al pino maleodorante. Ma con un odore di rosa ammuffita tra le tegole di una stalla. Duccio mi ricorda che devo comprare l’eroina dai talebani che hanno prestato un po’ di soldi alle banche americane. La produzione di papavero in Afghanistan è aumentata del 50%, guarda un po’. E pensare che i talebani volevano eliminarla, quindi li hanno bombardati. Ed ora è un paese emergente.
Il signor Attilio Bergonzoni si stura il naso per migliorare il suo stato di salute generale e chiacchiera con l’otorino del più e del menopausa. Per una questione androgina anche i testicoli montano nella laringe e bagnano l’esofago dando una strizzatina al fegato, alla bisogna, finché non fanno una sega all’intestino e vengono a lubrificare le gonadi di Ulisse.
Monadina 54 anni, si masturba davanti alla televisione mentre trasmettono Chocolat con Jonny Depp. Non viene bene come al solito. Depp non è il suo preferito. La prossima volta proverà con Matteo Renzi.

Tutto in vacca


Un paio di tuguri infinitesimali brindano davanti al cespuglio degli errori. Sprizzano coppe di champagne di liquidi odorosi e hanno paura della manna infernale. Il brivido dell’incognito s’impadronisce degli astanti che ansimano dai torrioni in pietra mentre la battaglia infuria. Il capodivento s’impolvera di stelle natalizie e il conto alla rovescia comincerà tra poco. Sarà Natale, un altro mondo, un altro incubo incombe su di noi affinché il pil aumenti e le vene si esauriscano del sangue del popolo bue che impegna l’oro d’Italia.
Il mio cuore ruzzola nel fango di una pallottola puntata allo specchio del rinascimento lento. Il grosso dell’esercito si è perso in un bicchier d’acqua multiforme senza batter ciglio ed è annegato silenziosamente suonando il silenzio. Mandragola si sfrega le dita in calore e sviene tra le braccia di una serpe maculata e ridente. Arthur si mangia un vaso di fiori senza godere di una giornata all’aperto sul suo terrazzo dal sedicesimo piano di un attico romano. In realtà è una collina di periferia. I piani sono quelli dei rifiuti formatisi nel corso dei decenni in una discarica abusiva. È quello che pensano tutti su facebook è questo basta a trasformarlo in realtà.
Il mio cuore piange
Il sesso ride
Nell’iride una lacrima non osa uscire. La notte scende urlando le sue ragioni. E mi pento di esser vissuto in un mondo. La pazza ha ragione e urla a modo suo strappandosi i vestiti. Piango per una vita sprecata a morire ogni giorno mentre fuori splende la luce di un dio che non ti vede nemmeno nell’urna. Spengo una candela alla mia luna storta e accetto i doni dell’universo in una sala adiacente alla fortuna di un discendente degli dei. Una pazzia d’amore frusta le mie vene e il mio cuore dalla nascita al motore. Un tamburo batte nel mio torace e fulmina l’amore in una tazza da thé (o come diavolo si scrive).