Una colonna di fumo incendia il mio cervello in una serie combinatoria esponenziale di cani dormienti che tirano una riga di coca con il buco del culo. Non ritengo fortunato un pene dell’arcano maggiore per essere stato tirato fuori da una situazione oscura e umidiccia, ma il caldo che lo circonda ribolle di strati di muco inossidabile e si perde all’interno di un utero senza trovare più la via d’uscita.
Cicale cantano la via dell’onda, una forza del destino mentre si puliscono il pelo dal barbiere di siviglia e oziano allegramente in una strada di autostrade con la polizia che sfreccia luminosamente ai 200 orari in corsia di emergenza di fianco ad autotreni sonnacchiosi rischiando la buccia ogni sera insieme a mostri che cercano di suicidarsi insieme alle loro famiglie di coleotteri addormentati.
È in questo contesto che Barbabianca si masturba sul ciglio della strada in un Aspromonte di datteri e fichi d’India davanti all’ultima serie di corna abbassate per meglio dirigere il traffico dati di una signora che cerca di rubare al supermercato ma viene sorpresa con le mutande abbassate fare pipi’ in un angolo. Anche un cerbiatto può perdere i sensi, ma una volpe che gioca a carte con Dio può essere bastarda ma non volgare.
Quindi mi chiedo se anche questa giornata non sia stata utile per produrre libertà ai ricchi ed avvicinarmi un po’ di più alla morte.
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Otello e il sospiro di una corrente elettrica
Mentre una lacrima scorre tra le dita di una banana liquida mi fermo a soppiantare una trombetta triste. Una caramella si fa bella per una notte di stelle cadenti e bruchi negri. Stelle filanti e filari di rose incantate scivolano via in una pazza gioia technicolor. Sfrecciano luccicanti da un cappio all’altro del collo degli impiccati della strage del sabato sera. Un libertino andante se ne andava al concerto degli Strafolk e masticava una bartelbum tra i denti. Alla mezzanotte della stessa ora si levava dal cielo un urlo di vampiro in pieno godimento fisico. Era la prima volta che Drappola veniva. Era in piena crisi adolescenziale e anche lui sarebbe finito allo stesso concerto dove sangue e stelle si sarebbero baciati in uno sfiatatoio ricolmo di grandine di neve oscura.
Il clown triste si siede allora tra le braccia di una medusa ed entrambi si scambiano carezze abbissali mentre gli dei dell’Olimpo guardano rapiti il cosmo che si tira su le coperte e si addormenta per l’ultima volta.