Allodole borghesi scendono dalle nocciole per masturbarsi le gengive di rucola e stracchino. Un genio della lampada si abbronza al vento del mistral tra beduini e focacce che scendono dal polo per una vacanza al solare freddo dell’inverno padano.
Una nebbiolina scende mentre mi stuzzico le narici di ricotta pescarese e mi liscio la libido di una libellula in calore tra le mutande e l’arrosto di un governo di burattinai liquidi.
Arista si gratta lo stomaco dopo una messinscena con i suoi genitori per mettere su Internet il suo show porno con il ragazzo e con le amiche di facebook. Originariamente si solleticava da sola sotto le lenzuola della nonna, ma poi la vita urbana di Milano le ha sciolto le emorroidi come burro in padella e ora si chiede se l’Australia non sia un posto per villeggianti della costa romagnola. Mentre balla la Zambia sfoga le sue mirabili conoscenze di ausiliare dell’esercito della salvezza delle scimmie ingravidate da Fantozzi.
Archivi tag: libido
Circuiti adiposi in salsa blob
Cambierò le mie emozioni delirando i miei limiti sopra una spirale di sensi.
Una libido si aggira spaesata come una nuvola sopra la mia testa oppressa d’imbecillità seducenti.
Libero nell’aria conseguenze di oche selvagge per chiudere buchi neri da cui fuoriesce energia vitale.
Mucche volano nello spazio gassoso per guadagnare soldi in amplessi misticheggianti. Guardoni interessati masturbano la scena con cornette telefoniche.
Io abbraccio stormi di cavallette giganti che danzano il tip tap con Frank Sinatra ululando pezzi di opera lirica da un muro di filo spinato.
Una mosca bianca mi fa il muso e io dipingo una pernacchia al formaggio bevendomi uno spritz.
Bing bang bang!
Esplodo
e nasco con un rutto.
Un rantolio gorgogliante che determina la mia prima esistenza in questa dimensione.
E piango le prime e ultime lacrime.
E mi assento temporaneamente dalla vita.
E dalla morte.
Vago in un interstizio dimenticato dove passa una metropolitana rassegnata al fatto di non morire.
M’immergo in una bolla d’elio respirando a pieni polmoni, atrofizzati, mentre il pianto di un bambino lontano perseguita il silenzio dei miei cordoni ombelicali.
Vago nella città di un Dio minorato mentalmente che si serve delle sue serve per dormire sonni erotici praticando archi magici per esplorare il suo inconscio.
Fuggo davanti alle ancelle divine per rincorrere lo spirito santo sottoforma di patatine fritte.
Rido e m’ingrasso al pensiero di un rampollo di dio che salta e formalizza la sua libido in formati ergonomici tridimensionali.
Mi preparo un pesto alla parmigiana facendo fondere echi di trombe di eustachio.
Mi scende una lacrima e mi preparo a morire ballando il can can insieme alle majorette di Odino che si sta pulendo le ascelle col filo interdentale per assumere la forma di un orango tigrato con lo smoking ora che conosce i balli celtici.
Scende la notte e dorme il fato e io mi distendo serenamente per sempre con in bocca sapore di cioccolato fondente.