Ma in fondo, perché?


Giro e rigiro in una fattura rigirata di metalli dorati in mezzo a due soli splendenti mi tolgo la faccia e la espongo in una pubblicità di Mc Donald. Così è più bella. Così è più figa. Quindi mi tolgo il cappello e mostro una faccia barbuta a torso nudo, depilato e tatuato con una bottiglia di ketchup. Che sorride con una faccia da schiaffi. Il nostro mostro quotidiano ci impone una battaglia per le patatine fritte che sguazzano nello sperma bollente.
È così che scende la rugiada sul mio cuore fallito. È così che urlano le capinere quando migrano da un pene all’altro e non riuniscono lo zucchero di un complimento con le pinne di un delfino che non serve a niente. Faccio la lavatrice.
È il bello di una rasatura perfetta. Che la lama possa fare un taglio perfetto sulla gola di uno scoiattolo e lasciare vivo un assassino. È il bello di un esperimento alieno su popolazioni di scimmie che ora esplorano lo spazio e cercano i loro creatori. Ma cos’è l’anima. È quello che siamo quando siamo ubriachi o fumati. Il resto è sterco di vacca. E va in paradiso in mezzo ai martiri di Inshallah (ma come diavolo si scrive?).
Quindi cosa dobbiamo fare oggi per guadagnarci il nostro pane quotidiano? Mangiare aria e respirare oggetti di metallo che ci guardano con il termometro in mano. Giocando a tressette col morto mentre cercano la cassa con il tesoro del pirata Filippo.
Un cane abbaia, il sipario si chiude, mentre la cagna giace al suolo in una pozza di sangue e nel fondo si sente l’ululare di un lupo di montagna che ha avuto il suo tributo.

Venti agitati di un pasto vecchio.


Il minimo comune denominatore della vacca possidente genera una radice cubica un po’ amara che va mangiata col miele di pelo pubico di passero femmina. Ho la voce metallica ed è per questo che suono il rock come una padella smarrita nei transistor di un bidé di marmo blu elettrico.

Chiedo a Gurlo perché sforna i tricipiti insieme ad una torta alla panna preparata da sua nonna quando era un allievo della scuola islamica dei combattenti di Allah. Lui fa “Perché è così che posso mangiare liberamente un po’ di carne di maiale, se no ti fanno fare un clistere di pungiglione d’ape e allora passi un mese a pregare di morire incatenato ad un toro che sprizza sangue e piscio effervescente naturale” “Capisco faccio io, allora meglio essere cristiani così puoi mangiare caccole di vacca senza offendere né dio né Stalin col suo occhio antropomorfo e mangiare un brodo butterato con vaniglia”. Gurlo mi guarda con occhio pescivero si gira verso la scarpata dov’è aggrappata la sua navicella spaziale e si butta spensierato in questa lavatrice che centrifuga letti di spine. “Un coniglio in meno” penso tirandomi fuori una pizza margherita con salsiccia piccante.

Metalomé lavora alla catena di montaggio e grida. Enoch canta inni al Signore e stira le camicie di un cherubino sdentato. Druido pulisce le scarpe al signor Artù di Reggio Calabria. Vogano così i filopanti morenti che tranquillamente si crogiolano in un mare di salsedine croata tra vampiri e balle meteoritiche. Diversi anni or sono i lupi arborescenti si erano spinti all’estremo oriente fino a lievitare e assaporare i venti trasparenti di sirene spazzine ma poi si resero conto della paga da fame che ricevevano in cambio di servizi di prima classe e vendettero i loro servigi ai manicomi criminali coreani.

Fu così che provocarono le prime esplosioni nucleari nella testa dei pazienti, mentre erano seduti sul bidé piccante al sapore di pesce.