Justine


Una notte stellata mi circoncide attorno a un circo di capinere che mi parlano un linguaggio watusso e saltano da un ufficio all’altro per gabbie elettroniche che rispondono al nome di bit. Sparo a uccelli di manzo argentato e mi masturbo pensando alle rogne di Calcutta. Lebbrosi masticano chewingum acetato. Una bolla di sapone si sfrega contro una vagina epilettica e gusta il succo di limone di vacca boia. Mi strizzo il pene per guadagnare un tozzo di pane per guardare dalla finestra Justine. Sono Justine De Sade e vengo dal fornaio per mungere la moglie in cambio di due cornetti alla crema.

Prego la santa saporita perché mi dia la forza di far fiorire petali d’argento da culi di stronzi. Ma non sarà facile, perché? Una ruota di scorza mi pone l’ardua sentenza tra una jeep cherokee e un indiano pelato che suona l’arpa e il mandolino acerbo. Elisa si bene una frutta sciroppata, uno schifo di stufato che si agita nel suo stomaco peloso di zitella ripiena di kebab. Essa soffia e stuffa come uno stantuffo suonato in pieno oceano mare che recita una poesia di comodo per evaporare decine di miliardi di interessi sul debito.

Mi impicco come un derivato sfittico e m’inginocchi davanti a una banca centrale egiziana che sforna piccoli dinosauri sull’altare dell’unione mondiale delle scorze di limone e getto un tappeto in direzione della Mecca in cambio di due cammelli.

La vagina di un cammello


Un documento prensile si avvicina al cardamomo con fare sornione e pensa. Cosa faccio quanto si tira lo scarico del Walter? Vado fuori di testa. Ma senza metterci la faccia. E neanche il culo. Troppo rotto per essere utilizzato fuori di cotenna. M’immagino d’altro canto che una fionda del Texas sia un po’ obesa per essere il mio tipo di donna. Una che va in chiesa la domenica e spara una risata longitudinale quando si fa il segno della croce uncinata nel petto abbondante. Anche lei senza metterci la feccia. Che se no puzza di catarro di fumatore. Uno di quelli che pesano al momento del voto. Presente? Ma anche assente. Sì perché se anche fuggi non è che puoi sempre svuotare le palle in un vaso astringente. Che non piscia mai diritto, ma sempre distorto, come mafia capitale. Ma come si fa che un cantante e un fratello muoiono tutt’e due allo stesso momento? C’hanno una bomba a orologeria?
Sento puzza di assassino. Una di quelle puzze asburgiche che cantano una litania liturgica che il canto gregoriano non assimila bene e erutta fuori da un cesso vaticano con un ora pro nobis e un vacca cagatis. Ma niente di serio intendiamoci. È una di quelle cose che finiscono a tarallucci e Pino. Senza conseguenze su rapporto deficit/pil o sul rapporto di debito tra la gola e la saliva di un drago. Una bestia che alimenta le sue spire nella vagina di un camaleonte. E i decibel di una vasectomia rimbalzano nei miei timpani e mi dicono Dai che scherziamo, la vita passa e va e allora goditela. Fa finta di essere un membro di una scialuppa di salvataggio comandata da Schettino e Sara Tommasi.
Prego nella superficie superficiale di un tempio greco che non dice mai di no e anche se mentre Seneca si vanta di quanti adolescenti ha portato in grembo il dolce istrione mi lecca dolcemente un orecchio che sa di fantasma soffritto. E mi tange il lobo succhiandone la linfa vitale senza che mi risvegli di soprassalto e mi ritrovi in una gola disperata e urlante. Ma che balbetta Ti amo in una luna crescente tra musulmani e kebab. E quindi eureka.

Tabulé di rose – 3


Kadima aiutami hanno rapito Kamos e ho bisogno di sapere dove l’hanno nascosto
Chi l’ha rapito?
Quelli dell’Emor
I nostri servizi segreti, ma che è? una spia il tuo uomo?
Sì ma non lo sapevo ti giuro. Pensavo dovesse supervisionare dei progetti di non so cosa di infrastrutture, sviluppo qualcosa del genere. Gesù e pensare che era una vacanza
Sei sola?
Sì perché?
Rischio il collo se ti aiuto
Puoi trovare il nascondiglio?
Certo che posso ma se mi trovano mi scuoiano viva anche se sono la figlia del capo della polizia
Si fanno queste cose da voi?
Certo e anche da voi, solo che non ve lo dicono
Come fai a saperlo?
Ora devo andare
Faccio quello che vuoi. Dammi istruzioni
Ci vediamo domani notte davanti al kebab brasiliano vicino alla grande Moschea all’una di notte. Ti darò la mappa e le foto che servono ai tuoi per credere a quello che gli dici
Perché? Pensi che non mi credono se glielo dico semplicemente?
Da dove vieni?
Da Bruxelles…dall’UFE cioè in che senso?
Lascia perdere Alice dal paese delle meraviglie. Credi che i tuoi superiori credono a tutto quello che gli raccontano? Senza foto non perdono neanche il tempo di alzarsi dal letto
Se lo dici tu
È così e basta. A domani.