Un pozione di urna funeraria


Urlo un urlo di pomodoro al basilico nel caos primordiale di brodo di gallina. Bonanno si fida di una marionetta lesbica per i suoi giochi di sadofrutta al dente cariato. Tra galli cedroni Bonanno sferra il suo attacco all’arma bianca e perde. Come sempre e per sempre. Sia lodato. Gesù Cristo. Ma è un perdente nato perché l’anima è fatta di frattali che guardano alla finestra un pesce africano che si butta in mare. Bonanno è un mitra, fatto di merda. Bonanno guarda la fuga delle patate fritte e si consola con un mantra cantato a squarciagola davanti ai campi Flegrei. Si ripulisce la vernice dalla faccia prima di consolarsi con una manica di spugna passata sulle lacrime di gioia per la morte di una capitale dei barbari con un occhio solo.
Bonanno si tinge la faccia di rosso e gode alla vista di una politica frangente bandiera bianca tra votanti infuriati e un generale Custer che prega per l’anima sua e quella dei suoi soldati. Bonanno si avvicina e gli si attacca alla gola e succhia. Bonanno è un cattolico e beve il sangue di un figlio di dio. E prega a squarciagola con inni imbevuti di sangue. È una minestra riscaldata, dice mentre si confessa al selvaggio cadavere di Custer e gli toglie lo scalpo, ma non è una cattiva minestra. Sa solo di rospo.
Bonanno si rimpinza e segue la galera che lo porta in sud Africa per una partita di Porto di Tamerlano, una regione della Cantabria meridionale. E lì, riposa in pace, in un’urna funeraria, tra vermi calabresi e tarantole di giada comprate dalla regina delle nevi che passava per caso a farsi una canna ebrea tra gomitoli di cioccolata calda e erotismi di piume affumicate.

Una tunica argentata troppo corta


Una galera di gnocchi alla panna si stappa una coppa di champagne per festeggiare la bottiglia di rospi che grondano saliva al salutare una manna di stronzi che viaggiano su aerei di Stato. Una Stamina viene processata e condannata al pubblico ludibrio per motivi spastici. Mi muovo tra plastiche di manna plastificata e pubblico un Convivio al bar dello Sport.
Pranziamo con le Erinni per una notte di stelle con Medusa e le sue amiche del giaguaro.
Ardea vola in elicottero per una notte d’amore estremo sui monti del Kilimangiaro, ma al momento dell’orgasmo precipita su una libellula che sta partorendo, la quale pensa che sia un meteorite urlante.
Aldavio si scusa per essersi presentato in ritardo alla finale di coppa campioni e aver fatto perdere la propria squadra con un autogol, ma una litigata con la moglie dell’ultimo minuto gli ha fatto perdere le mutande portafortuna senza le quali non può giocare. Le mutande le aveva mangiate il cane. Dopodiché Aldavio diventerà un postino precario.
Voterò nell’urna in cui Dio ha il raffreddore così non mi vede. Voterò per la formazione che fa meglio i propri interessi. Voterò per la fata turchina se mi dice che rottamerà SENZA mettere nessuno al loro posto. E poi voterò per chi farà sparire la fata turchina.

Altamente elettrizzato


Il grasso linguaggio della commedia si sposta pesantemente da una bocca piena di strutto all’altra emanando effluvi d’aglio crudo e cipolla soffritta. Il vino annega colli di bottiglia attorno a una tavolata universitaria ripulita dal sonno cosmico di un boccone di struzzo ben masticato da un organo che canta le lodi del bosone di Dio.
Una galera per il Nobel per la pace che si inocula il virus della sifilide tra i diodi di una batteria al litio che sfrigola i bastoni di un fuoco di paglia cantando Per Elisa tra le gioie di mamma Eloisa paracadutata dall’isola dei cloni di Braccio di Ferro. E così ci gongoliamo cantando da un fuoco d’artificio all’altro e da una Cina all’altra senza che lo sforzo ci perdoni di esser nati cantautori di fagioli borlotti. Il peso di una responsabilità ancestrale mi fa sbadigliare e cantare una lirica veloce digiunando sulle braci ardenti di una giovane sposa indiana.
Però non mi aspettavo di trovare una tortiglia a base di lenticchie feroci e piranha ridotti a passatelli in brodo di calamari vivi. Il mondo è dipinto di blu, mentre nel profondo del mare piove che guarda come piove. Il canto di una saturnina raggiunge le profondità marine e Marina canta la bossa nova davanti alle palle di un filosofo greco che urla e guarda incantato un Minotauro fare le fusa davanti a una freccia tricolore che gli sorride dal cielo stellato giusto prima di prendersi una pausa domenicale.