Il ballo delle quindicenni


Una grotta di merda si scioglie sulle mie braccia per cullare la via di un perizoma a cui cresce barba e baffi e un ballo al flauto di Pan di Spagna. Merletti e Merlotti scenderanno su di noi nel giorno del Natale e festeggeranno un inno alla paura del generale inverno, mentre i saraceni scorrazzano nel deserto di una mezzaluna decadente. Tra chiodi arrugginiti e figli di puttana e mogli coperte di vergogna di essere donne.
Tra i cammelli si leva un urlo in mezzo al deserto e prova a sganciare bombe di barzellette sconce che il correttore ortografico non accetta, ma prova a correggere finendo in carcere in una città costruita su un pianeta ai confini della galassia. È lì che si mangia il gelato migliore. Irrorato di raggi cosmici non filtrati, ma grezzi, ancora pieni di sali minerali e rabbia assassina in nome di Dio. Dio è unico, grande, così grasso che nessuno è più grasso di lui, o lei. O Dio è frocio. Forse per questo non si è mai sposato.
Un rinoceronte si guarda allo specchio e si mette un po’ di ombretto sugli occhi. Minigonna e pinne da sub. Stasera spopolerà al gran ballo delle quindicenni. Prende il treno per la campagna farnese e finisce di fare i gargarismi al cioccolato fondente. Si sistema il corno e gli fa una manicure. Stasera bacerà il principe azzurro?
Tra mal di denti e urla di pori scatenati una danza sciamanica inneggia al totem di plastica che rende la montagna sacra una discarica abusiva di una camorra con le penne e le pinne. E vampiri deformi danzano attorno a un fuoco. E zebre con l’aids e la varicella bruciano pongo targato adidas in mezzo a stelle cadenti per non morire di dolore.

Un dolore lancinante di pasta al pomodoro.


Mi riempio di pasta a pieni polmoni. Un grande respiro mi porta ad Alpha Centauri alla velocità del pensiero. Se penso troppo viaggio per l’universo su una cavalletta epilettica. Una versione beta del mio cervello mi farebbe comodo per testare sogni e universi mentre la cavalcata delle Valkirie canta un’ode a Amadeus che piange nel letto di morte per un Requiem erotico dedicato a sua nonna.
Con Enrico raccatto la spazzatura delle stelle e prego in ginocchio un intestino crasso di montarmi la panna sulla fronte una volta che uscirò da questa storia in posizione supina. Buon compleanno Murphy. Sulla stella d’autunno intingi il tuo marchio tra sangue di donna e fuliggine d’amore che entra spalancando la finestra sul mattino umido e caldo. Dopo una notte di urla e orgasmi ti accasci alla radice delle tue pene per bere il brodo di Frodo che fa ancora le fusa strusciandosi al tuo mantello di pelle.
Godo di una sinfonia di stelle e dirigo l’orchestra di spasmi epilettici di giovani giovenche in abito da sera in cerca di un flauto armato di succo di mela da bere per aperitivo.
Spritz!