Serpenti schiavi di un’energia terrestre si muovono dalla terra madre alla prima donna per dare all’uomo il frutto del sesso. Proibito. Da Dio. Ma che si muove fumandosi uno spinello al ritmo di un motore di formula uno. Prendi da me il frutto della conoscenza e mordilo soprattutto sul capezzolo, rosso di rabbia e godi della mia lascività. Metti un dito nell’occhio di Dio per fargli spargere gli umori di gas di scarico e che il benzene sia il contorno della tua lingua fino a farla bruciare. Prenderò il tuo seme e lo seminerò in una discarica di ovuli freschi di fabbrica per berne l’azzurro colore di fogna.
Amore mio. Sei al centro dei miei pensieri e della mia saliva. Il sesso orale si giudica in un pezzo di plexiglass che ci porta lontano dai nostri problemi e digiuna insieme a noi in un pezzo di garza sterile che ha il sapore di bava di corvo epilettico. Api anarchiche e formiche spendaccione si spendono sul corpo senza vita di un’anima in pena che forma una Q quadrata da tanto che è ripiegata su se stessa dal dolore delle risate che l’hanno uccisa nel fiore dei propri anni di vita da sposa.
Ti amo e ti sventro nelle mutande di una vagina liquida che posa in attesa del fotografo di corte per una parata militare di giovani lupi e prede dei gladiatori del Colosseo per una folla di animali assetati di sangue giovane che lava i peccati del mondo in un coro che inneggia lodi al Signore. E tutto scorre in un fiume di lava al limone che scende insieme alla mia saliva alla marijuana e al tuo seme amore mio nel mio stomaco per sempre finché sarai digerito ed espulso. Per un seminario tra gli amici della parrocchia sul discepolo più amato e scopato. O Gesù era frocio o Giovanni era una donna.