Mi sono iscritto all’Università della fede. È un progetto divino. Si tratta di immaginare un mondo diverso. Quello di domani mattina. Il mondo migliore. Prego ardentemente. Nel senso che prego sulle braci accese. E ardo. Prendo fuoco sul serio. Mistero della fede. Domani ci sveglieremo cotti a puntino. Avremo bruciato il vecchio e acceso un cero al nuovo. Io mi sono attrezzato con arco e frecce incendiarie. E di preservativi bucati.
Il grande capitolino ci farà il discorso di fine anno. Oramai lo fanno tutti il discorso di fine anno. Per la gioia di milioni di telespettatori. Io propongo che tutti facciano il discorso di fine anno. Un discorso delirante per tutti. E mettiamo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra.
Cari fratelli, elettori, cittadini. Cari pantaloni dalle tasche vuote. Siamo molto soddisfatti del vostro comportamento, pacifico e pagatore. Siamo contenti che la vostra principale preoccupazione sia pagare le tasse alle giuste scadenze. Da buoni cristiani dovete pensare al benessere dell’altro e porgere l’altra guancia e non il forcone. Noi vi ringraziamo dal profondo del nostro pancione. E mangeremo e berremo champagne alla vostra salute. Perché finché sarete in salute potrete lavorare e pagarci le ferie. Rendiamo anche grazie a Dio per la fortuna che ci ha dato di avere qualcuno che paga i nostri debiti al posto nostro e ci dà la nostra escort quotidiana. Affinché il futuro sia sempre così noi ti preghiamo e ti rendiamo grazie. Amen.
Archivi tag: finestra
Aissa
Aissa, una pelle di un nero ebano che riflette la luce della luna come fosse uno specchio, si siede in cima ad una scala e sogna. Guarda davanti a se il torrione di legno e scale sgangherate. Ripensa al falò delle vanità che consuma sua mamma e che la spinge a svendere la carne e l’anima per vivere in un castello come quello.
Un marchio d’infamia la perseguita per ogni dove e le rende la vita da adolescente più un inferno che un piacere. “Ci sono tanti modi di prostituirsi – pensava tra lacrime che riflettevano la luce della luna piena che entrava dalla finestra – e mia madre li usa proprio tutti”.
Nel silenzio della notte, persino l’essersi rifugiata in cima al castello non le impediva di udire le grida di godimento. “False come Giuda” pensava.
La madre, fotomodella di origini congolesi, le spargeva senza pudore in ogni sala e camera disponibile. Dormire era possibile solo tra un assalto e l’altro.
Il nuovo compagno era un ex pugile olandese, che aveva vinto tre titoli europei e ora gestiva società sportive.
Aissa l’odiava per l’odore acido che le lasciava sulla pelle di giorno, quando la madre era fuori. Era comunque decisa a partire alla ricerca del suo vero padre. Non appena finiva di studiare. Era per quello che la madre stava con quel bestione. Era quello che le diceva lei. Aissa non vedeva il senso di tutto questo, ma voleva fidarsi.