Bing bang bang!


Esplodo

e nasco con un rutto.

Un rantolio gorgogliante che determina la mia prima esistenza in questa dimensione.

E piango le prime e ultime lacrime.

E mi assento temporaneamente dalla vita.

E dalla morte.

Vago in un interstizio dimenticato dove passa una metropolitana rassegnata al fatto di non morire.

M’immergo in una bolla d’elio respirando a pieni polmoni, atrofizzati, mentre il pianto di un bambino lontano perseguita il silenzio dei miei cordoni ombelicali.

Vago nella città di un Dio minorato mentalmente che si serve delle sue serve per dormire sonni erotici praticando archi magici per esplorare il suo inconscio.

Fuggo davanti alle ancelle divine per rincorrere lo spirito santo sottoforma di patatine fritte.

Rido e m’ingrasso al pensiero di un rampollo di dio che salta e formalizza la sua libido in formati ergonomici tridimensionali.

Mi preparo un pesto alla parmigiana facendo fondere echi di trombe di eustachio.

Mi scende una lacrima e mi preparo a morire ballando il can can insieme alle majorette di Odino che si sta pulendo le ascelle col filo interdentale per assumere la forma di un orango tigrato con lo smoking ora che conosce i balli celtici.

Scende la notte e dorme il fato e io mi distendo serenamente per sempre con in bocca sapore di cioccolato fondente.

Sciarada di spine


Un fruscio di mosche agita il mio cuore.

Mentre decido se mettermi un dito su per il naso o su per il culo mi trastullo il pene con la fantasia di una sciarada di leggiadre femmine d’arabia. Sono immerso in una piscina quando vedo una tempesta di sabbia e mille sparvieri all’orizzonte.

Sparvieri che piangono si prostrano davanti alla statua di un filosofo greco di nome akariokostoulos cibromante. E pregano il fato di liberarli dal coma serpeggiante nelle loro scimitarre che non bevono più il nettare del fuoco lento. Decido allora di dirottarmi su Arkaba e nuoto dove gli avvoltoi contano i morti di un bombardamento rivoluzionario con armi così intelligenti che hannno fatto esplodere menti fertili durante una partita a scacchi.

In questo parossismo di centimetri non mi gira la testa e non chiamo aiuto e non corro urlando nel deserto.

Là dove nasce la pioggia mi distendo e aspetto di bruciare al sole cocente ripetendo passi della bibbia infame davanti ai miei occhi.

Mi guardo allo specchio e mi spavento.