Delirio di Natale


Un panico mi fissa mentre intingola le dita nel pomodoro natalizio. Hallowen è solo un antipasto. Sta arrivando il temutissimo Natale. Un grande pasto si prepara. Una intingola di prosciutti e considerazioni personali sull’anno passato. E un altro anno che arriverà. Di peste nera. Ma festeggiamo. Spendiamo. Guardiamo la pubblicità della famiglia felice. Serena. Contenta. In cui tutti, dico tutti, ridono e sorridono. La festa della sincerità. In cui tutto sarà rosso.
Rosso fuoco.
Il rosso in cui Nerone vide bruciare Roma.
Tutta roma. In un rosso Natalizio da cui la gente scappava. Il Natale è morto. Il Natale scappa. Il Natale si toglie le vesti e mostra la coda e il pelo del lupo cattivo.
Baciamoci e scambiamoci il segno di pace. La colomba che toglie il peccato. La lasciva che scorreggia via tutto lo sporco. E Roma brucia. Buon Natale amico mio. Buona fortuna. Festeggia un anno d’incazzi con lo zampone e il cotechino. Abbuffati fino a scoppiare perché grasso è bello. Grasso è spensierato. Grasso è Babbo Natale. Devi sedimentarti intorno a una spugna color Arlecchino prima di capire che la peste nera non conosce mutande a pois. Quelle rosse che la tua fidanzatina ti regala l’ultimo dell’anno e che fa tanto culattone. E soprattutto fa’ vedere agli amici quanti soldi puoi spendere, quanti ne hai. Fa’ che la tua fidanzata possa vantarsi con le amiche del tuo regalo.
Questo è il delirio del capodimonte. Un ballo del quaqua. Che finirà con i fuochi d’artificio perché un anno possa morire e uno nuovo cominciare, come prima, più di prima, finché morte non ci separi.