Un dio guardone


Una gamba di pezza solletica il mio spirito in fondo a un lago d’argento dove celebro il mio matrimonio tra i fedeli di una chiesa offuscata dal travaso di bile.
Un’operazione costosa per succhiare il liquido giallo dai pori dei muri ha portato all’ustione degli organi interni di un sacerdote dell’urina di Satana. Si è masturbato davanti ad un pubblico di carciofi adoranti mentre cantavano e si toccavano le natiche. Il lato N.
Mitisoara dice che non gli vanno bene i tortellini in salsa di chiesa mentre si tira su i pantaloni dopo aver cagato sulla turca di un effluvio di sodomia affumicata. Con un rutto si libera di anni di frustrazioni matrimoniali e paga un serpente per mangiare la foglia di fico con la quale Adamo ed Eva si sono coperti da un guardone satellitare.
Trema il demiurgo di patatine fritte che mangia in insalata di stronzi che piovono insieme alla manna sugli ebrei in fuga dalla capitale incendiata da un fulmine di sale disceso su Sodoma e gonorrea che emette effluvi di lasciva quando si solletica la sottana. Ma il guardone non demorde e lava l’onta subita con un effluvio universale, una lacrima dall’occhio di Polifemo

Ballo uniforme


Voli egiziani contemplano asetticamente la trance nella quale ballo un ballo a base di banane comprate in ferramente sul Nilo. L’attimo estatico nel quale Osiride ci guarda e si masturba mi miete il grano incastratosi nel cervello a volo d’aquila. Così come mi spargo lame insanguinate sulla faccia tutte le mattine e tutte le notti.
Sogni di sirene ululanti pungolano tutti i miei sogni di catarro fondente amaro. Nel tombino infuocato mi aspetta l’inferno di una medusa sorridente che mi stringe nell’abbraccio immortale. Afrodite ci fa ardere di desiderio e la poetessa delle ninfe ci propone un’orgia con i watussi musulmani.
Ci fu un’epoca in cui Dante non era considerato politicamente scorretto e in cui la privacy coltivava un singolo carro funebre di tutte le mense anziendali.
Ecco vedo la salita sospinta dall’ululato di un infante divino che striscia come una lucertola dorata le bolle d’aria di un cervello spappolato.
Sibila il serpente tra adamo ed eva e distorce una relazione d’amore divino come un giuda iscariota ma lo fa gratis. A proposito, che fine ha fatto il serpente? A me interessa. Lui e Giuda sono i più simpatici. Giuda me lo immagino con gli occhi a mandorla mentre assaggia un pompelmo appena raccolto. Ai giorni nostri sarebbe un eroe mediatico. Come Schettino.
Violiamo il ritmo di un ragga party e guardiamo Horus nelle palle di Orione mentre lo prende in culo convinto di stare scopando. Sarà che i greci hanno imparato dagli egiziani? Domande somatiche come queste hanno fatto la storia della filosofia gay. Ho freddo ai piedi.
Mi lamento di un dromedario sotto la pioggia che accumula acqua fino a scoppiare e se la beve dopo. Perché non posso fare la stessa cosa con la coca cola?
Medusa vengo con te stringimi tra le tue lacrime di cotechino caldo tra le gambe.

Happy hour


Una voglia istintiva di succhiare la polvere di una cozza salmastra si fa strada dentro la galleria del vento ed emette un urlo di ghiaccio soporifero. Io mi disgusto di un malleolo gigante che cammina schiacciando la saliva di miliardi di coleotteri che ridono a crepapelle. Quindi dipingo e definisco l’immagine di Dio in quattordici punti cardinali che dirigono la rotta delle caravelle dei Templari verso la nuova Luna che soffia dietro arcobaleni di fuliggine microbica. Punto.
Anche la mia pazienza ha un limite. Un limite di 34 Watt e chiude e cuce e corre e piange e si dispera di vedere tapiri diventare liquidi e bonzi d’oro raccontarsi barzellette intorno a pranzi luculliani seduti sopra poveri culi rivolti all’aria in posizione supina.
Una stella suadente ci canta le sue libellule. Una farfalla ignuda si adagia sul letto nuziale in posizione di partenza. Dodici trippe si strappano le carni per dimagrire e lanciano le proprie frattaglie in una discarica mentre il popolo è affamato e si mangia quel che rimane. Un anello lessato fornisce tutte le proteine necessarie al buon funzionamento di un matrimonio senza che lo si colleghi ad un ristorante di qualità superiore.
La Madonna si prostitui’ per accudire la prole dato che il reddito da falegnameria non fu sufficiente e a Betlemme si organizzarono orge in onore della madre santissima che acclamavano il peccato originale in sostituzione della mela cotta con Eva e Marta e Jezebel.
Un fungo lungo un chilometro si erse dalla torre di Babilonia dove bruciarono con l’acqua pesante. In una mandria di giganti che cagavano oro liquido in un attacco di logorrea galattica.
Il bar sotto casa mi offre una cioccolata e la rifiuto perché mi fa schifo.
Ma pago lo stesso.
Una mancia da re.
Piove.

Il canto dell’orda


Una voce rosica le mie corde polmonari e frigge l’anima di un sopracciglio esuberante. Il crocchio vola trainato da cavalli bianchi in un cielo che si apre per farli passare e sparire dalla faccia della Terra. Io sono sull’altare di una chiesa e odo la musica del mio matrimonio cantare centauri di zucchero filato sulla torta nuziale.
Vuoi tu…, sì, no, non voglio, certo che voglio sempre e per sempre, finché la morte non ce la metteremo in tasca e vivremo per sempre in questa valle di cieli oscuri. Un bacio nella fantasia riempie il pubblico di mille colori arcobaleno che affrescano una chiesa, la santa madre chiesa, di tutti gli amori e gli onori che scorrono dall’inferno ad Adamo ed Eva.
Serpenti della conoscenza piovono dal bene e dal male, mentre cori gregoriani ritmano danze orgiastiche di cardinali e concubine e mucche da latte.
Usciamo sotto una pioggia di risotto ai funghi e pizze lanciate tra i denti e arrosti di prosciutto e su un paio di sci raggiungiamo la limousine che ci porterà in volo, me e la mia bella Pazzia, fino al prossimo delirio.