Mi si secca la lingua a forza di sbavare tra angoli di rifiuti del tempo. Medico le ferite dei cerotti di carne arrostita che tornano da una guerra di capre comuniste e draghi di cartone di pacchetti di amazon. Mi sforzo di capire le loro ragioni e i loro pianti ma tendo piuttosto ad ammanettarmi al letto e farmi frustare da gatti a nove code per urlare le loro pene e scaricare l’elettricità tramite fiotti di urina al pesto genovese.
Però sono triste perché penso a Tristano e Risotta persi nei meandri di una Matrix che non li lasciava respirare. Mentre qui balliamo con i bubboni di peste e cantiamo tra barili di vino e pesce moltiplicato dalle ultime cene.
Anche qui crocifiggiamo i panettoni di Natale e pestiamo le corna a San Michele e ai tori della corrida, ma non ci permettiamo mai di dire che Dio è un palo di una banda di ladri. È per quello che mi scoppia una bomba nel cervello e devo dire addio al mio pubblico di santi urlanti mentre mi si strozza l’ultima sillaba tra gemiti e singulti dodecafonici.
Ma a te fa male l’occhio?
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L’equazione di strutto
Una piccola sibilla mostra il cielo a vituperanti girandole di luce rossa e nera. Il Golgota dei campi di Marzio illumina le fasi della vita di un’edulcorata fase di luna piena e inghiotte pacchi postali enunciando il padre nostro tra effluvi di sesso e umori di pessimismo cosmico. Una lettera perdona. Una lettera condona la fustigazione del figlio dell’uomo e della donna nel paradiso terrestre tra chiodi e sassi magnetici e scarti di produzione galattica. Un accoppiamento col dio della barzelletta porta alla riproduzione della vita tramite la pazzia e la cioccolata fondente. Sangue e cioccolata si fondono in pianeti emersi tra draghi di cartone e discorsi politici in una campagna elettorale di forza italia 3.0.
Un vallo di lacrime si interseca con il cuore a forma perpendicolare per piangere sulla tomba del milite ignoto che ignoto non è e mille ragazzi piangono con lei. Una forma nera prende piede nel mio cervello e viene digerita sotto forma di ape regina. Mi ricordo odore di violette e salive di ramarri che mi baciavano in bocca. E lasciano traccia negli acidi gastrici tra odio e amore.
Armaggedon si lava i denti e si passa il filo interdentale prima di dormire con la propria sposa Morte e insieme a lei partorire anime di soffritto e cipolle argentate che spaziano tra le deliranti grida di giubilo di mosche e insetticidi sparsi ai quattro venti e trenta e quarantasette gatti che miagolano impauriti nel vicolo cieco davanti a cani lupo affamati.
Punto.