Prega e lavora in una traballante gondola di città ferma in mezzo al traffico di topi che si recano in una cella elettrica di laboratori metropolitani. Topi, vipere, donnole affumicate e salmoni, tigri e lumache, zanzare e ranocchi, tutti accomunati dalla necessità di trovare il cibo quotidiano, come in cielo così in terra. Affoghiamo in una pioggia di biscotti allegri e sorridenti e avanziamo come fiumi in piena che travolgono verità divine. La giustizia dell’uomo fa distinzioni, quella di Dio no. E tsunami fu. E la caravella di Noè scoprì la quinta dimensione quantica per approdare in un deserto del Sahara tra fiori e margherite, tulipani rossi e garofani, papaveri e piscialetto. Fecero l’amore tra liquidi seminali e concimi chimici per una rivoluzione verde non inquinante che viene dal Tibet sotto gli occhi guardoni del Dalai Lama.
Una freccia azzurra si stacca da un cielo tempestoso e scorreggia pietanze profumate agli animali che arrivano ai loro laboratori sperimentali tra depressioni mattutine e voglia di vomitare ripensando al passato tra incubi e sangue che rompe le dighe di menzogne del passato. Il sangue del puro purifica i cuori di vittime della mantide religiosa che sparge tossine di stelle e merda gratuitamente.
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Mallo collaterale
Un vacuo odore assale le narici. Chiudo gli occhi. Sono una farfalla israeliana. Sbatto le ali su ghetti di donnole in calore. La farfalla vomita un grido divino su litri di latte di pecora divisa in settori di attività su pescatori di cinghiali in umido radioattivo. I quali ringraziano il Signore pregandolo di mandare anche sciroppo di noci e prostitute di mandorle affumicate al gusto di vacca boia.
Il merlo indurito dalla lunga castità soffre di priapismo laterale, quindi se la passa tutta la giornata coll’erezione del becco a sinistra, verso il PD.
Un semaforo rosso mi regala una pianta di rosmarino per guardare al di là della mia ombra, ma non mi trovo. E non trovo neanche te, ma sento il tuo sguardo e vedo la tua anima saltellare da un punto all’altro dell’universo in una cantilena di gioia incantata e rabbia repressa.
Un ramo di alloro vola senza ragione dal tuo cuoio capelluto al mondo dell’aldilà per assassinare i valori morali e la morale del valore in uno specchio d’acqua scintillante sotto le spore di alluminio che piovono assurde da un cielo negro e razzista, giù per il midollo spinale della freccia nera.
Un grido di dolore riassume in centinaia di parole la purga della mezzanina in uno iato finale della caccia al tesoro di un’umanità che si rinnova come pulci in un universo cane. Il senso è senza senso a meno che non ci si gratti ogni tanto e si faccia pulizia delle pantofole che guardano una televisione immortale come Dio.
Mi rifugio in un sottoscala cadaverico mentre mi isolo dalla società accorata in una sifilide assassina e sorridente che mi guarda dal filo spinato mentre si mastica le unghie piene di smalto corrosivo. Un iconico latente si profila a mezzo posta e lava i vetri dell’ufficio mentre possiede il grano con un afflato di spavento nero.
Mi appendo alla parete in una crocifissione con chiodi di ragù al salmone e resuscito in una torta di compleanno per una beata mucca fatta di diodi e transistor che viene montata da un dirigente profumato di tangenti e liquidazioni milionarie. Mentre i militari muoiono nel deserto dell’India, là dove le belve si compiacciono della loro immagine dai toni fecondi e suonano la lira per comunicare il loro amore all’amato pan grattato.