Azzurro


Frecce bianche nel cielo. Una penna che scorre. Malati in attesa. Una macchinetta di caffè che ammorba l’atmosfera;
Gel. Specchi. Rumore di forbici che prosciugano l’anima di capelli troppo grassi. Sacchi di spazzatura aspettano in fretta il loro turno parlando in latino con i loro fantasmi. Pensieri veloci spazzano l’aria in una musica rock che parla della crisi.
Figure di donne brillano davanti ai miei stivali da far west e la puzza di un distributore di barzellette sporche ammorba l’aria facendomi andare al gabinetto.
Mi faccio il solletico con l’i-phone mentre i rasoi elettrici giocano con barbe e basette in un allegro ballo del qua qua.
Alla radio i lanzichenecchi ballano la salsa e con trombe e chitarre galoppano alla volta del cancello di pasta al dente. Attento che scotta, dice mamma.

Cannibal


Una nuvola di fumo. Un mazzo di tressette. Una girandola di problemi. Ballano nel mio stomaco che cerca di digerirli. La flora intestinale si riassetta i capelli.
Un diavolo povero si aggira per le strade della capitale dell’impero e fuma un sigaro ucraino. Il suo soprannome è Cannibal, ma ultimamente è diventato vegetariano, anche la carne umana dà la gotta. Deve arrivare sul luogo del delitto prima della polizia per spargere un po’ d’indizi su qualcun altro. Ma sta discutendo con la fidanzata inviperita per non so quali questioni di lavoro che mai cercare di darle una soluzione quando vuole solo essere ascoltata e approvata. Quando arriva la polizia è già dentro. Allora corrompe uno dei poliziotti all’uscita per mettere un po’ di oggetti con impronte digitali di qua e di là e se ne va all’appuntamento con la sua amante, vegetariana anche lei. Si accende un pollice e si fuma un altro sigaro pensando che è più difficile gestire le donne che la polizia.