Una voglia istintiva di succhiare la polvere di una cozza salmastra si fa strada dentro la galleria del vento ed emette un urlo di ghiaccio soporifero. Io mi disgusto di un malleolo gigante che cammina schiacciando la saliva di miliardi di coleotteri che ridono a crepapelle. Quindi dipingo e definisco l’immagine di Dio in quattordici punti cardinali che dirigono la rotta delle caravelle dei Templari verso la nuova Luna che soffia dietro arcobaleni di fuliggine microbica. Punto.
Anche la mia pazienza ha un limite. Un limite di 34 Watt e chiude e cuce e corre e piange e si dispera di vedere tapiri diventare liquidi e bonzi d’oro raccontarsi barzellette intorno a pranzi luculliani seduti sopra poveri culi rivolti all’aria in posizione supina.
Una stella suadente ci canta le sue libellule. Una farfalla ignuda si adagia sul letto nuziale in posizione di partenza. Dodici trippe si strappano le carni per dimagrire e lanciano le proprie frattaglie in una discarica mentre il popolo è affamato e si mangia quel che rimane. Un anello lessato fornisce tutte le proteine necessarie al buon funzionamento di un matrimonio senza che lo si colleghi ad un ristorante di qualità superiore.
La Madonna si prostitui’ per accudire la prole dato che il reddito da falegnameria non fu sufficiente e a Betlemme si organizzarono orge in onore della madre santissima che acclamavano il peccato originale in sostituzione della mela cotta con Eva e Marta e Jezebel.
Un fungo lungo un chilometro si erse dalla torre di Babilonia dove bruciarono con l’acqua pesante. In una mandria di giganti che cagavano oro liquido in un attacco di logorrea galattica.
Il bar sotto casa mi offre una cioccolata e la rifiuto perché mi fa schifo.
Ma pago lo stesso.
Una mancia da re.
Piove.
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Un’anima in pera
Muovi il bacino e odi il canto della cicala triste che vola e salta e muove la neve che cade sul bacino di un tortello asmatico. La voce rauca si muove dentro di me e balla. Balla un ritmo di sesso. Balla un cosmo oscuro. In un buio che fa paura. La voce rauca canta. La faccia nera si muove e agita un impasto di cipolla che scuote il mio intestino in un sapore acido . Un vulcano erutta. Una spiaggia si immerge e fa una canzone. Votate Sade. Votate. Votate la magia di un sasso che parla e ama un cuore che palpita nel sangue di un corpo che balla. Senza tempo. Senza occhi per vedere. Senza. Senza voce. Senza. Senza respiro ma con un grazie al pubblico che applaude e osanna nell’alto dei cieli un cantante che viene dal nulla. E il cuore batte.
Un assassino si aggira per le strade di new york. Pensa alla sua bella che l’ha tradito. Pensa. E uccide. E scherza al bar dei fratelli d’Italia. Dice barzellette. E uccide. Se stesso, giorno dopo giorno. È un vecchio che muore, scopando una puttana, giamaicana, madre di famiglia con sei figli a carico e un marito, lui, che lavora in una discarica di rifiuti umani. Fumo di carne che brucia e insetti che fanno l’amore in mezzo ad un vassoio di carne cotta.
Un poeta perso scrive. Cosa non lo sa nemmeno lui. Ma mangia carne e insetti e scrive con la rabbia di chi piange un dolore che ruota in circolo. Senza ritegno, senza respirare. Si muove con discrezione. E non fa rumore con la penna. E persino il suo sudore evapora con rispetto. Davanti alla sacra parola che tutto muove e tutto ridisegna. Un’energia psicadelica che ride e soffrigge nel buio di un’anima colorata di blu elettrico. Dipinge, il poeta. Suoni e colori, gioie e dolori, di un pezzo di universo che mangia lasagne e caga testicoli di balena al vapore. Afrodisiaci, però.
Un pero di pere mature si sorprende di essere stato scosso da tremiti di febbre equina e chiede al poeta un certificato medico “Mi manca il respiro della fantasia” gli dice. Un ghiotto tamburo suona reggae e ringrazia il pubblico afoso che applaude e fischia e urla, e mentre il cuore batte, gli risponde dal palco “Fatti una pera e vieni a godere con noi”. Un bacio collettivo si unisce alle urne di fumo di carne.
Ora andiamo a casa a pregare un dio qualsiasi, mentre le madonne si svestono e compiono i loro doveri coniugali in abito da festa.