Pino si è forato un occhio che sanguina e diventa grande


Un plico abbandonato si masturba sull’orlo del marciapiede in attesa di un traffico di droga che lo uccida definitivamente. Aggiungo un urlo di piacere ad una voce stonata che canta una canzone degli scarafaggi in suono beat. In ogni canto polacco c’è una torta che alza la gonna al cielo e scorreggia guardando l’inferno in cielo. Il fisico sardo di una capinera che gioca col coltello tra le gengive di un coccodrillo sfugge improvvisamente dalle mani sudate di un rospo. Cazzo, fa in un coro gregoriano in un sottofondo di sintetizzatori che fumano maria.
Vorrei un bloody mary che è una forma particolare di marijuana che quando la fumi cola sangue dalla sigaretta. E quando ti fai uno space cake arraffa i crampi del tuo stomaco per farne salsicce affumicate.
Mi dolgo e mi contorco nella colpa e nel perdono di un serpente acquatico che sforna torte al cioccolato dalle sue spire color lampone affumicato.
Respiro il profumo di osso di un cadavere caduto in trance in seguito ad un’overdose di ecstasy e finito in paradiso per errore e lì è infelice perché non ha amici né famigliari, ma si vende ogni giorno perché tutti lo reputano fortunato. Fin quando il tempo non finirà.
Un alito d’olio vergine recupera un ostaggio di terroristi buddisti che circolano in un’aureola discendente fino allo spazio onnisciente con un dio ignorante che si fa bello davanti allo specchio per essere adorato dalle creature del napalm
M’inchiodo ad un televisore a schermo piatto e ovale in una sesta dimensione delle ovaie di una puttana uomo che fino a ieri credeva di essere solo gay. Il dentista gli consiglia di mangiare più lentamente i cazzi di struzzo perché rovinano i denti e le gengive.
Un suggerimento si scioglie davanti a milioni di telespettatori perché tanto non lo ascolta nessuno e si appisola e evapora con la lentezza di una patata per diventare fritta e resta a mezz’aria pronto per essere respirato da un bambino saggiamente educato e che si eleva al cielo per tre giorni e per altri tre giorni impara posizioni erotiche in un’astronave aliena di passaggio e piena di turisti pensionati. È importante che i vecchi hanno molto da insegnare.
Fu così che Pinocchio diventò adulto. Facendo l’amore con la fatina dopo averla sequestrata nella pancia della balena.

Il diamante della fortuna.


Spargo nei denti dell’atmosfera rarefatta un pianto sibilante come la polvere da sparo che passa per il tuo occhio e ti friggo l’anima senza che te ne accorgi, bambino assurdo. La carica caotica degli acini di zenzero mi toglie il respiro affannoso della cyclette e apre i pori della sauna per i piaceri della nonna.

Soggetto passivo che leggi e pensi. Cosa pensi? Vaghi nel sonno ipnotico di una lettera che porta un suono che porta una luce nella tua mente che porta un’emozione nel tuo cuore sempre assetato, sempre affamato, sempre disperato. Hai paura?

Leggi il mentolo dell’arte, la pillola di fumo eufemistico che porta all’amore lesbico di due poggiacarte sodomiti creati dall’amore di Afrodite. Dea della banana in calore. Hai caldo? Non raffreddarti. Hai voglia? Coltivala. Hai sete di vita? Che scorra nelle tue vene senza farle scoppiare.

Hai stuprato una tartaruga? Succede a tutti prima o poi. Anche di trovarsi con dei mandarini nel culo, andati a male, oltretutto. Senti il rumore di Polifemo mentre mangia la Mirra nel museo dell’Odissea, mangia come una scrofa, e mastica carote, no, non le mastica, le usa come stuzzicadenti.

Sei un soggetto aulico, abulico, no abulimico. Sei quello che mia bisnonna definiva un arco pantotenico della natura, una vitamina al contrario, praticamente. Lo so che non capisci, ma fa lo stesso, se fossi qui per capire non continueresti a leggere. Sei qui per sentire i ritmi del tamburo cosmico dentro di te. Per fare l’amore con l’universo come facciamo tutti. Come con le tartarughe.

Una lacrima scorre sul divano a forma di farfalla lesbica.
E si fa una pera di lana di talpa.

Girotondo


Il caso vuole che una soffitta ci mostri un’ondata di pipistrelli che vola in mezzo alla neve e si metta di traverso con una voce di cori celtici.
Una voce che viene dal passato che ritorna eternamente mi ricorda la fugacità della vita che muore.
Una scarpa assordante che sa di chitarra elettrica suonata in sottofondo.
Un sottofondo alle mie poesie senz’autore. Porca puttana, cosa ci faccio qui? Faccio uno spezzatino di rose blu senza spine. Un tonno senza lische. Tutto ciò mi permette di sentirmi come un ragazzino al suo primo appuntamento.
Il ritmo di una batteria impazzita mi solletica i timpani e i timpani comandano braccia e gambe che non smettono di muoversi come un burattino a cui si fa il solletico a ritmo di musica.
Ballo finché la puzza di ascelle non assomiglia ad un soffritto di aglio e cipolla. Un bombardamento di costolette di maiale e ketchup, quello era il ritmo di un batterista col mal di denti. Non so perché non potevo fermarmi. Un Dio sadico mi aveva messo nelle mani del mal di denti e lui, tramite me lo sparava fuori e io, tramite lui, potevo entrare in uno spazio psicadelico di mille suoni e colori che affogano insieme in uno stagno di puzzole avvinghiate e sanguinanti.
A un certo punto avevo voglia di lavarmi i denti per sentire un po’ d’acqua e menta che mi dessero voglia di pisciare carne e sangue insieme ai denti del pazzo. Recitai un mantra buddista e dopo un po’ il batterista pazzo evaporò insieme alla batteria e alla soffitta e rimasi a ballare in una strada piena di gente.