Una rana surfa su una carota


Ave Cesare delle magnolie affinché i morituri scendano su di te e ti facciano quello che meriti. Una luna dalle tette cadenti s’infila una calzamaglia sulle ginocchia bucate di crateri atavici e un maschi sessualmente eccitato prega davanti alla tomba di una monaca centenaria.
Dalla spiaggia si vedeva in lontananza la moschea di mezzelune che respiravano sotto il sole del deserto e si inchinavano davanti agli sposi che si baciavano le caviglie secondo il rito ancestrale di nonna Carmela.
Sfittico s’immerge immediatamente nella cellula rotatoria di un paio di formulari lasciati aperti sinuosamente davanti a lui e riceve un dono dallo spirito santo: i numeri da giocare sulla ruota di Bari. È per quello che decide di masturbarsi sulla ringhiera della terrazza. E cade. Dal primo piano.
Un angelo sovrasta la macchina transfugatrice della bossi fini per gli immigrati che muoiono giusto fuori lampedusa. C’è da chiedersi se non si possa creare un’acquacultura di piraña nella zona.
I miei occhi si chiedono se la medusa di una candela nasconda la felicità o non rida sotto i baffi del dolore dell’umanità.

I piedi tristi


Ho i piedi malinconici. Ho gli unici piedi malinconici dell’umanità.

Nessun piede è più malinconico del mio.

È un piede carino, giovane, soffice e vellutato come quello di un bambino, e come un bambino è triste e piange e quando piange tutto il mio corpo piange: fegato, cistifellea, stomaco, bile, succhi gastrici, intestino, ossa, gola, capelli, naso e unghie, eccetera, tutti inconsolabili, come una ridarella al contrario. E in più sono in due E non so cosa fare per convincerli e non è che posso picchiarli, pure peggio.

Ho provato a massaggiarli, e proprio così si sono rattristiti; potrei andare in negozio e lamentarmi, ma oramai sono fuori garanzia e poi mi ci sono affezionato tanto che oramai li considero parte di me. Nel manuale delle istruzioni c’è scritto di accarezzarli con affetto. Forse non ci so fare tanto con i piedi, come con le piante d’altronde. Ora li ho lavati e sanno di mandarino sovietico, ma fanno il solletico e li gratto con foglie di rosmarino e lavanda, forse sarebbe meglio un po’ di orticaria tremens.

Chiedo ad un alieno di passaggio se per caso sa come risolvere il problema ma mi risponde balbettando che lui i piedi non ce li ha mica mai avuti e se per caso posso prestargli i miei. Io gli dico che posso prestarglieli ma solo se li tratta bene e me li restituisce domani mattina. Lui mi promette che sicuramente. Io allora cammino sulle mani e aspetto che mi restituisca i piedi.

Glieli ho dati perché era un povero barbone e mi faceva pena e per un giorno l’avrei reso felice anche se i piedi sono un po’ tristi. Il giorno dopo non si fa vedere e io penso che verrà il giorno dopo. Invece viene effettivamente e mi restituisce i piedi piangendo e mi dice che non è mai stato così triste in tutta la sua vita e che mi li tenga io per sempre. E allora me li rimetto, ma a questo punto ridono e sorridono e sono contenti di avermi ritrovato e anch’io e non pensavamo di essere così contenti di ritrovarci e da allora viviamo per sempre felici e contenti.