Il gallo canta due volte (e poi rutta)


Mi rachitizzo in una rucola acida di saltimbanchi col palinsesto fuso da orecchioni vampireschi e corna fritte.
Antonia si sforuncola un abito da notte di lino pregiato e condisce la pasta di vermi froci in zuppa di lenticchie lesbiche che sognano di essere un cane pieno di pulci che si masturba davanti a uno specchio deformante. In un’orgia di pleniluni Antonia sfoggia la conturbante pelosa alla festa della civiltà che si tiene due volte l’anno alla faccia della crisi dove il vello d’oro celebra la propria sensualità davanti a una folla affamata.
Urla di avvoltoi piangono gli sfarzi dei tempi andati e rivolgono alla Madonna la preghiera di una dolce gabbana che si satolla la vagina del fuoco dell’inferno e bacia pudicamente la bocca di una vergine sifilitica.
Bravi. Complimenti vivissimi al coro di pavoni sconsiderati e allegri che raccolgono voti per contribuire a spargere la fame nel mondo e ad imbandire la propria mensa alla quale accogliere i poveri a Natale.
Antonia alleva la prole in un pollaio di sterco di bue e gioca al gratta e vinci. E canta.

Il poeta delle eresie


Sorvola una preghiera di zolfo. Una grande intesa tra il Paradiso e l’Inferno permetterà a Dio di governare ancora sulla crisi planetaria che ha causato lui stesso a forza di sputi al tetano. Rosalia 58 anni si masturba davanti ad una garza e a sei cerotti bianchi col ditale della nonna ma non riesce a venire perché deve fare pipì.
Il partito del KK si contorce i muscoli facciali e le budella attorcigliate attorno all’intestino tenue che sorride tenuamente e tenuamente si irrigidisce per spiegare a Budda che le tagliatelle al ragù non le possono fare i monaci altrimenti a lui gli sparisce la flora e la fauna zoologica.
Perciò Luana decide di diventare ministro della repubblica della banana split, un po’ come giocare a bocce col morto, tra una capinera guasta e una fronda di lumache e fa l’amore con il marito così come l’ha sempre fatto, mentre lava i piatti a luci soffuse con la musica della lavastoviglie sul fondo e otto orgasmi di fila. È l’unico modo per riuscire a dormire per una notte senza sognare Dio che esplode di burro e panna.
Marco si gratta le unghie e fila sul tordo di una noce moscata bevendo un succo di flanella nella morte rapida di un dipinto variopinto.

Azzurro


Frecce bianche nel cielo. Una penna che scorre. Malati in attesa. Una macchinetta di caffè che ammorba l’atmosfera;
Gel. Specchi. Rumore di forbici che prosciugano l’anima di capelli troppo grassi. Sacchi di spazzatura aspettano in fretta il loro turno parlando in latino con i loro fantasmi. Pensieri veloci spazzano l’aria in una musica rock che parla della crisi.
Figure di donne brillano davanti ai miei stivali da far west e la puzza di un distributore di barzellette sporche ammorba l’aria facendomi andare al gabinetto.
Mi faccio il solletico con l’i-phone mentre i rasoi elettrici giocano con barbe e basette in un allegro ballo del qua qua.
Alla radio i lanzichenecchi ballano la salsa e con trombe e chitarre galoppano alla volta del cancello di pasta al dente. Attento che scotta, dice mamma.

Mi scaldo le mani


Una banana si smuove a forma di zingara che mangia un santino. Ha le trecce a forma di tette e le tette a forma di morto che cammina. Maledetti voi siate e benedetta tra le donne.
Così in alto e così in basso tra baffi truculenti e grassi cappelli rosa di bambine che dormono sulla spalla di genitori fosforescenti. Eccola che torna la zingara maledetta. Le trecce sono annodate dietro con un fiocco rosa fuxia. E gli uomini giocano a carte. Le rose camminano tra cammelle truccate a festa per essere guardate, ammirate, seviziate e stuprate da sguardi spermatici di bestie arrapate vestite a festa. Vestite di rosa.
Le vecchie girano. Osservano e ringraziano dio se hanno nipoti da portare in giro.
Dagoberto si pulisce un moccolo con un batuffolo di cotone e sua moglie ripulisce i bambini mentre una balena blu gli sfreccia davanti e sale le scale sinuosamente. Il padrone della locanda fa l’amore con un asparago verde e le luci lampeggiano. Serpenti di lucciole argentate serpeggiano sinuose attorno al fallo eretto di un ramo adiacente alla sequoia gay.
Si amano gli ospiti di un compleanno di cani in tempo di crisi in una villa fiorita di rose e d’incenso. Mentre piove metano liquefatto. E Dagoberto spia dalla serratura una sedicenne che si toglie il reggiseno sapendo che lui la spia. Amiamoci con gli occhi che galleggiano nello champagne. E nuotiamo davanti ad un Dio che parla in diretta alla RAI presentando un marito che picchia la moglie di Dagoberto tutto il giorno.
Mi arroto i baffi. Scendo dalla limousine rapata a zero e scarico sull’hotel un serbatoio di sperma da un I-pod.
Bevilo che ti fa bene.
Bevilo che ti fa digerire.
Bevilo tutto che ti scalda il seno.