Mi siedo su una sedia di eroina rossa per un aperitivo in un bar ansimante tra proboscidi di panna cotta. Gioisco al vedere una gazzella che incrocia le gambe e guarda la mia bottiglia carica di sperma filosofale. E gioisce alla vista dei girini che solleticano le frattaglie della sua specie in una carica colossale di veleno e di allegria alcolizzata. Mi guarda e mi si avvicina al galoppo per chiedermi “Avresti mica da accendere?” le sorrido e le passo una cornacchia pelosa che viene direttamente dall’Inferno.
“Mica avrai paura di volare tra le dita dei buoi?” mi fa con sguardo allupante. Io la guardo sprezzante e le allungo un panino sulla coda il che la eccita come un panino al prosciutto crudo con contorno di valchirie e mozzarella in carrozzella.
Mi allunga un diritto e un rovescio e capisco che vuole essere presa lì senza se e senza ma tra i caprioli incravattati e gli stuzzichini al veleno di topo gigio.
Non mi tiro indietro ma le tiro una coltellata al collo e ne faccio polpette in una visione della via lattea che non lascia dietro di se altro che scie di comete a forma di burro e salvia.
Mi accascio stanco tra formicolii di buchi neri e arrosti urogenitali per contenere la passione virile di un fungo atomico bello a vedersi e caldo di microonde. Ci baciamo ed esprimiamo un desiderio sul bancone del bar in mezzo a cani e porci che ci hanno imitato e leccato.
Archivi tag: cornacchia
Il dipinto varesotto
Mi fa male il calcagno e soffio su un fiammifero acceso per farmi passare il mal di testa e il senso di fallimento che frana dalla montagna come un rotolo di carta igienica. La luce negli occhi di persone coraggiose si accende in una stanza poco illuminata da neon digitalizzati che restano sospesi in una nuvola di cazzate spaventose e risvegliano il sonno di un letargo orsante nel budello di una capra.
Il giudizio di un tonno si unisce al delirio di una vacca boia. E insieme costituiscono l’allegra brigata di ministri della Repubblica degli asparagi consenzienti. Al fine di arginare la diga e impedire l’assalto alla cittadella dorata in tungsteno cinese. Sabbie rare si spargono nel nostro respiro ansimante e viaggiano su treni di paglia fritta da dove il Commodoro si sollazza la frutta del glande spremendo e vaporando.
Una nera capinera mangia aglio crudo per riparare i denti persi da una cornacchia di pastafrolla gaudente. Mi impicco alla sedia in una sera di pan di stelle e rido al pensiero di una zia stanca che trova i nipoti nei banconi di frutta del supermercato e li compra insieme allo spermatozoo di balena per il vecchio gallo di casamatta che in una croce uncinata si sforza di espellere i pallini di sterco dalla catena dell’acqua calda.
Una preghiera rivolgo ai governanti e ai governati, che si facciano badare dalle struzze australiane per fare una finanziaria col portafoglio in mano che viene diretta alle utenze sparviere per recuperare qualche briciolo di anima putrefatta e continuare a nutrire i vampiri.