Una vita di spesa costante in crescita efficiente si mescola con il fumo di una marmotta fatiscente che dorme su un ghiro di cartapesta. Il libro aperto di una Messa scontata mi accarezza i timpani di una melodia feroce e pungola la mente con stuzzicadenti nel calcagno ateo. Una masturbazione costante s’interseca con la pipa che non è una pipa ma una pippa che mostra il lato x come fosse una torta decadente mi parla e mi dice “Ungiti il capo di pizza condita con mosche e topi d’appartamento che il tempo dura poco, ma è eterno” questo mi dice dall’aldilà. E sento urla di diavoli e politici e rissa di stormi corvini che mangiano patate fritte alla festa dell’Unità.
Boia ci molla, in un bacio affettato di prosciutto e mortadella. Conchiglie di pane consumano la mollica dei miei denti allertando il dinosauro che prende i piedi in contropiede l’avversità dell’esistenza. Mi ricordo un tempo che fu in cui le mutande scendevano dal cielo, ma oggi chi osa suonare la chitarra?
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Uno struzzo di periferia
Una pernacchia di dolore si scuote le meningi misurandosi il girovita. Gradisci un nasello? Fa la pesca di un merluzzo sfegatato in attesa del colpo del medico. E quindi coloro di pastello il quadro del Bernini. Sfoglio un fiore scuoiando un’anatra color pisello e la pazzia invade la mia pelle. Il godimento di una ragazza con la febbre si misura negli occhi dell’estasi che ridono a crepapelle.
Oggi Matullo si scopre una parte dei genitali e li dipinge di blu per assomigliare ai colori di cristo, mentre la felpa di bertolaso sventola su un mazzo di carte. Matullo sconfina nell’arte per sfondare un posto di blocco mentale che guarnisce una madonnina riccamente addobbata in cima a una chiesa.
Ci sfreghiamo insieme una barba appena rasata e abbracciamo babbo natale che esce da una doccia radioattiva. La morte precoce che genera marmitte catalitiche uccide un cretino che lavora nelle diosfere. Pelato e deficiente ma grande e intelligente suona una chitarra in una chiesa di periferia dove lima una fuliggine di merda e oro soffritto.
Carne bio
Ventiquattro zanzare mi sono entrate nell’orecchio e ronzano come dannate all’inferno dei cuori macirulenti.
Cerco un nesso permanente tra le stratificazioni di melma che si abbattono nei diaframmi del mio cervello.
Bevo cicuta per suicidare frammenti di vita che s’immergono nello stagno del perdono incrociato.
Fievole si gira e cerca una chitarra per suonare una canzone rock, un inno alla fidanzata che morì maciullata da un intercity in ritardo dopo essercisi buttata volontariamente. Dopo aver cantato una canzone che gli sarebbe valsa un premio e un sacco di soldi si mangia una banana e si chiude in sauna.
Era una bella giornata. Era una giornata. Bella. Bella come? Bella, sai tipo col sole e il cielo azzurro, con gli uccellini che cantano? E bla bla bla? Ecco, una giornata così. Nohoho, senza neve, ma ti pare? Va be’ lo so che può capitare, ma quella volta non è capitato.
Quindi ti dicevo Fievole si affaccia alla finestra e sbadiglia e se ne va a dormire ma prima di addormentarsi si schiaccia una sega in salone davanti alla porta finestra aperta perché sa che la vicina di fronte lo guarda sempre e vuole offrirle un omaggio.
Finirà che un giorno, qualche anno dopo, la vicina lo inviterà da lui, ma solo per fargli mangiare la carne del marito morto e conservato nel congelatore.
Da quando mangia quella carne non si è mai ammalata ed è pure ringiovanita e quindi pensa di fargli piacere. Fatto sta che cade svenuto e poi muore pure lui.
Al che lei non sa più che pesci pigliare e sta per chiamare l’ambulanza poi ci ripensa e lo mette nel congelatore insieme al marito.