Un calcolo nodale è il grande dubbio che mi stura la mente. Ora se vado a ramengo mi riempio il cetriolo di sperma? La risposta sta nei calamari congelati. E nel catarro che cola in continuazione dal vetro di un casco marziano. M’interrogo sui flussi e riflussi del mio cervello e scopro che anche lui s’interroga ma non sa su cosa esattamente. Perché se si sente triste per un rigurgito di seppia, allora dovrebbe essere anche abbastanza sveglio da grugnire in presenza del gerarca maximo: un cane chihuahua che ride a crepapelle. Mi inserisco nello smog cittadino ed erutto per le strade della grande Mela. Erutto un rutto di dimensioni dimensionali. Grande, cioè. Mi rotolo per le strade della grande Banana e riconsidero lo stato delle mie emozioni. Una blu e una nera. Un arcobaleno incomprensibile di paure e risate a piena pancia mentre il catarro scende come un Niagara inarrestabile.
Il vento. Soffia. E stride conto le ali di un uccello. Un rumore di ruggine ispira una vecchia centenaria alla masturbazione per l’ultima volta nella sua vita.
Un lupo canta una melodia che ricorda gli anni d’infanzia a un operaio metalmeccanico che decide d’impiccarsi con un fil di spada.