Mi ritengo una satira espansa. Un giocatore di tutto rigore. Uno sputo che va in gol. Mi ritengo e mi ritegno. Sono una castagna che brucia nell’immensità di uno stracotto di patate. Ma è bello così. Letale. Una cazzata in salsa di noci e una preghiera che dice Fischia che ti passa. Una rondella di fieno solletica le tue narici. Una farfalla agitata si siede sul tuo cuore. Battelli al vapore attraversano la Senna in cerca di guai. Un fuggiasco d’amore s’incatena al luna park e urla Venti baci un centesimo. Una pasta corpo a corpo sinuosamente sinuosa sfreccia in minigonna per le strade nere di pece.
Mangio un’ostica di pelle di burro e l’assorbo nel corpo che si riempie di macchie rosse che bruciano e fumano (sigari cubani).
E perché no?