Una scossa elettrica si sparge nelle mie mutande di pizzo. Mi tocco un seno di senilità e amo un drago di spine e merletto all’arsenico. Un grande canyon mi guarda muto e solidale, quando uno è muto sembra sempre solidale. Un lupo si materializza per dirmi che la mia strada è libera e fiammante, di cominciare a correre e attraversarla senza guardarmi indietro e quando arrivo sul cocuzzolo della montagna guardare giù il verde abbagliante di una risata e del padre nostro di suor Cristina. Mentre mi alzo in volo guardo un ragù bollente di pomodoro e capinere che adorano l’odore di carne umana e sangue ribollire in una saliva di una lingua biforcuta. Le mie ali di serpenti leccano la barba di Odino e sturano lavandini senza un rivolo di figa.
È così che mentre le lontre oscurano le loro feci sotto la terra dell’inferno, io mi rigiro nella notte oscura e metto la testa sotto il buco del culo entrando contemporaneamente in rete e vincendo i mondiali del carrube.
È così che ricevo la medaglia al valore militare, e il mio stomaco fa le acrobazie con le frecce tricolori in mezzo al sangue dei cosacchi dell’ordine dei Santi Cavalieri Blu.
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Carrube
Rane si scindono ai cancelli di burro al cioccolato. Un esercito di liberazione della scocca anti acida piange lacrime di sperma laterale. Inventandosi bocche da sfamare le rane rivendicano il loro diritto all’omosessualità.
Ed è così che le pulci dell’universo si chiedono il senso della loro esistenza mentre vanno al cinema con la fidanzata. Il corno di babele s’inalbera vistosamente e perde i capelli che diventano girini rosa pallido.
L’umanità scorreggia e l’universo è attonito. Mi accorgo delle palle di pelle di un asino ebreo circonciso che legge la torah con interesse e gli chiedo “Ma l’inflato non ti solfeggia lo scroto?”
“Aiutati che il ciel t’aiuta” mi fa e mi rivolgo quindi al sole per illuminarmi d’immenso e ispirare i radi peli di Flash Gordon che decanta la Divina Commedia davanti al Monte dei Pascoli amari, mentre un serpente scivola dietro alla suora in preghiera. E la stupra senza che se ne accorga. Salvo un po’ di spavento quando vede uscire un boa dalla vagina. Pregando dio che la cosa si ripeta più spesso dato che sono state notti felici.
Non ti dimenticherò, spugna della mia vita. Voglio riempirti con la mia anima. E con i miei occhi.
Amore delle mie spire passami la birra che devo bere rane e sperma di una vulva concreta. Passa il tamburo nelle mie vene e annuncia l’annunciazione che annuncia il rinascimento della specie delle morene nere. Occhi neri e sorriso da cane randagio in cerca di sesso.
E una cagna in calore in cerca di un cane da mangiare. E di uno scroto da aspirare.
Cala il sipario di una commedia infernale che erode godendo il santuario delle nozze gay.
Faccio la comunione da una suora lesbica.