Una pippa verde


Una scossa elettrica si sparge nelle mie mutande di pizzo. Mi tocco un seno di senilità e amo un drago di spine e merletto all’arsenico. Un grande canyon mi guarda muto e solidale, quando uno è muto sembra sempre solidale. Un lupo si materializza per dirmi che la mia strada è libera e fiammante, di cominciare a correre e attraversarla senza guardarmi indietro e quando arrivo sul cocuzzolo della montagna guardare giù il verde abbagliante di una risata e del padre nostro di suor Cristina. Mentre mi alzo in volo guardo un ragù bollente di pomodoro e capinere che adorano l’odore di carne umana e sangue ribollire in una saliva di una lingua biforcuta. Le mie ali di serpenti leccano la barba di Odino e sturano lavandini senza un rivolo di figa.
È così che mentre le lontre oscurano le loro feci sotto la terra dell’inferno, io mi rigiro nella notte oscura e metto la testa sotto il buco del culo entrando contemporaneamente in rete e vincendo i mondiali del carrube.
È così che ricevo la medaglia al valore militare, e il mio stomaco fa le acrobazie con le frecce tricolori in mezzo al sangue dei cosacchi dell’ordine dei Santi Cavalieri Blu.

Un bel cavolo scarlatto


Sono circondato da spiriti peripatetici che fungono da esperti in corpi medici credendosi scienziati che si credono dei.
Affliggono frustate a piccoli vermi aberranti che si sciolgono nella merda zuccherosa delle loro frattaglie intestinali. Convengo che la battaglia è dura caro Watson e permettimi di dissentire basandomi sulla visione delle streghe di Salem mentre una bionda cattura la mia attenzione perché mette sale nel caffè.
Inshallah my friend che blowing in the wind. Salutami il vento e bacia le palle di Dio in una scopata divina nel canyon delle anime buongustaie.
In fondo Giovanna aveva ragione a masturbarsi in tribunale per scagionare lo stomaco del maiale.
Le Erinni urlano dall’alto dell’Ade e bruciano nelle sante Inquisizioni leggendo la pagina di cronaca nera.
Curaro my friend Alabama ricordati di Alamo e friggi le patatine in salsa di pus di peste nera per un piatto multicolor che attizzi la nostra fantasia di cadaveri ambulanti