M’immergo in una genesi genetica dell’universo multiolografico e mi sento una proiezione del pensiero di altre civiltà che vanno in Spagna a curare i bambini malati di cancro danzando una danza strana e piena di luce. Il Poltergeist mi guarda e mi sfida a una partita a poker col morto ma non me la sento e gli regalo una coca cola scaduta da due anni. Lui la beve e mi fa “non è light?”. Eccomi fratello che arrivo a farti un favore illuminandoti la strada piena di buche fatte di prosciutto in carrozza. Dolcemente mi guardo intorno e scopro le interiora di una bufala che mi guarda attonita e si masturba alla mia visione divina. Potremmo fare una giocata insieme? Mi propone l’alieno che scopre la terra e giudica lento il processo civile italiano in modo che ci becchiamo una condanna anche dalla corte intergalattica. Procediamo a frattali, fratello frate e sorella luna. Nel cantico dei cantici cantiamo un amore candido ma non al divino. Alla sposa dell’umanità : la coca cola.
Perché noi l’amiamo a fondo e profondamente stappiamo e beviamo quell’estratto di coca che speriamo che nel nostro stomaco diventi cocaina che è più buona. La massa trucida di fedeli maomettani sfila educatamente per l’autostrada del sole e chiede ai padroni di essere più buoni, più buoni della coca cola e di un amaretto di saronno. Chiediamo scusa per essere fedeli alla parola di dio e della lucidatrice dei pavimenti e quindi ci beiamo (?) anzi beliamo come pecore davanti al buon pastore, chiunque egli sia e trinkiamo una nave pirata che spara ai saraceni in fuga dalla capitale dei buoni romani
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Club Med
Viaggio per le piramidi di seta nera che aleggiano in mezzo alle rondini in piena migrazione. Chi va e chi viene e chi saluta e chi si stringe la mano da lontano. Rombi pieni di tamburi che cinguettano come libellule in libertà scandiscono i ritmi di una vetta di montagna dove il valzer delle candele si scioglie in una panna montata che mi sorride a labbra carnose e a trentadue denti. E mi mostra l’olezzo dell’alito che ha fame e soffre di incubi quotidiani con le crepe negli occhi. Un fiume di sangue inumidisce i miei sentimenti inibitori e allora me lo cospargo sulla pelle insieme alla Nutella. Un gusto di terremoto s’impadronisce dei miei funghi allucinogeni sparsi tra l’alluce e il tallone e vibro in uno stato di corrente elettrica. Gialla. Giallo ocra. Ocra pus.
L’infezione si sparge nel soffritto di pomodoro e contamina le specie di antipasti più generosi. Cadono come vermi schiacciati da rinoceronti allo sbando e mi suggeriscono una bella salsa da aggiungere all’insalata di cancro.
Polipi assatanati si accoppiano sessualmente con sauri di idrogeno liquido tra rondini congelate che si meravigliano di tanta obliquità.