Ieri Azio si doleva della fuliggine che cadeva dal camino in un’aureola di santi e diavoli che pregano in una nuvola radioattiva mentre il loro dio si trastulla con l’infinito. Il tempo scorreva e Azio si rendeva conto che il volto etereo e allungato come una sogliola che lo caratterizzava dalla nascita si contraeva in spasmi compulsivi che gli disegnavano la faccia come una ragnatela. La sua gobba semovente si rompeva pezzo a pezzo fino a diventare una specie di cavità come un vulcano spento. “Chi se ne frega” si disse grattandosi la cistifellea mentre si ammirava allo specchio, tanto a questo punto anche le oche pregano selvaggiamente e si squamano in orge divine davanti al Campidoglio.