Cara Tilla ti mando un elogio funebre dal tavolo operatorio di un salice argentato in questa porta dell’inferno che sibilla attentamente alle mie orecchiette al ragù. Un batuffolo di cotone ci unisce in questa sedia che troneggia in un mazzo di rose rosse e vola in una nuvola di pidocchi blu seduti su un mazzo di carte argentine che ballano il tango con barbablù e la Canalis. Preghiamo insieme tra un piatto di sigarette affumicate e il paiolo di due seppie triturate di fresco che si sono fatte operare all’anca da un chirurgo con la scogliosi deformante che ora canta con una giacca rossa e il cranio pelato.
Sai che una cosa bella è guardare i film senza il sonoro mentre tuo marito ti spacca la testa a martellate? Ecco la bestia che si è risvegliata dai meandri dell’Apocalisse e evapora al ricordo del miglio d’oro tra una riunione di dirigenti color dell’acciaio fuso e una colata di burro di cacao che ammanta di cacao fuso le nostre membra semoventi.
Lecco l’odore della vagina di una pentola a pressione distesa sul tavolo dell’ufficio davanti alla finestra che dà sui santi uffizi di Firenze e si droga con le vene di una coca cola e ne parla in un gruppo di alcolisti anonimi.
Mi friggo una pizza e ti mando un saluto col becco e colbacco.
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Ricordo una bicicletta che mi diceva parole dolci
Piangi menestrello della fantasia, mentre un riso amaro cade nella ciotola di gommapiuma che si espande sotto i tuoi piedi da barbablù. Con una spina nel cuore, con una fetta di Nutella in corpo canti in coro a pieni polmoni.
Una pioggia zuccherata ti piove in testa e sa di miele appena munto.
Si scaldano i motori nell’oceano della vanità.
Applaudono i pesci che hanno pagato il biglietto della corrida degli uomini.
Sangue e arena cospargeranno le bombole di ghiaccio nel cuore del popolo che vuole la rivoluzione.
Mi godo un ricordo di bambino, mentre un menestrello cucina la minestra del giorno. Sogno di essere una bicicletta che sfreccia allegramente tra la folla eccitata e taglia il traguardo del mondo che ruota.
Un odore di pomodoro si sparge in strada e lo stomaco si eccita e la saliva scorre ad una velocità sublime in attesa del pasto settimanale.
Guardo dalla finestra e vedo clown e saltimbanchi spargere felicità a poco prezzo, in cambio di una grigia manciata di pioggia. E anche noi ci dileggiamo nel prenderci a pugni, oggi, nell’arena del sole, quando il ghiaccio si scioglierà e una pista da sci sostituirà i nostri cuori.
Un cantautore tira il collo a una gallina e ne fa mille coriandoli per divertire il figlio piccolo che compie due anni.
Definisci la felicità. E soprattutto, dimmi che esiste.