Una banana si smuove a forma di zingara che mangia un santino. Ha le trecce a forma di tette e le tette a forma di morto che cammina. Maledetti voi siate e benedetta tra le donne.
Così in alto e così in basso tra baffi truculenti e grassi cappelli rosa di bambine che dormono sulla spalla di genitori fosforescenti. Eccola che torna la zingara maledetta. Le trecce sono annodate dietro con un fiocco rosa fuxia. E gli uomini giocano a carte. Le rose camminano tra cammelle truccate a festa per essere guardate, ammirate, seviziate e stuprate da sguardi spermatici di bestie arrapate vestite a festa. Vestite di rosa.
Le vecchie girano. Osservano e ringraziano dio se hanno nipoti da portare in giro.
Dagoberto si pulisce un moccolo con un batuffolo di cotone e sua moglie ripulisce i bambini mentre una balena blu gli sfreccia davanti e sale le scale sinuosamente. Il padrone della locanda fa l’amore con un asparago verde e le luci lampeggiano. Serpenti di lucciole argentate serpeggiano sinuose attorno al fallo eretto di un ramo adiacente alla sequoia gay.
Si amano gli ospiti di un compleanno di cani in tempo di crisi in una villa fiorita di rose e d’incenso. Mentre piove metano liquefatto. E Dagoberto spia dalla serratura una sedicenne che si toglie il reggiseno sapendo che lui la spia. Amiamoci con gli occhi che galleggiano nello champagne. E nuotiamo davanti ad un Dio che parla in diretta alla RAI presentando un marito che picchia la moglie di Dagoberto tutto il giorno.
Mi arroto i baffi. Scendo dalla limousine rapata a zero e scarico sull’hotel un serbatoio di sperma da un I-pod.
Bevilo che ti fa bene.
Bevilo che ti fa digerire.
Bevilo tutto che ti scalda il seno.
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Mangia marmellata di spine di rosa pallida
Un letto di spine s’eleva sul mio sogno mattutino e cola sangue nel gabinetto elettrizzato di ricevere la musica di un sitar.
Vedo cumuli di terra viaggiare nella moltitudine di carte credito scadute e grandi chiavi grandi come bambini di dodici anni godere di bambine cadute dal cielo da paracaduti a forma di feti multicolor comprati a una bancarella del mercato delle pulci dell’aviazione.
Vedo. Vedo luci abbaglianti sulla testa di Cordero, il mio collega d’ufficio, alto un metro e un tappo e che come al solito compensa l’altezza con la carriera. Ha degli occhi che mi ricordano Tom Cruise, ma si chiama Chris Pioggia. Come nome potrebbe far carriera in politica o nella mafia americana. Come tipo ha voglia di tirare cazzotti a destra e a manca ed è divertente anche quando s’incazza. Che ti azzanna la caviglia e non la molla più. Cerca di sedurre un’altra collega la quale gli ha fatto capire che non cerca uomini sposati. Ma mi chiedo cosa gli avrebbe detto, o dato, se fosse stato uno e ottanta.
E piove miopia in un ufficio che suona chitarre rock da mane a sera. E dove ciascuno mangia briciole di potere come formiche affamate che cercano di costruire il proprio feudo. OMMMM my friend.
OMMMM anche a te. Che leggi e che speri. Che preghi e che non sai dove andare e cerchi come me. Un dio o una banana che ti guidi in una foresta di Satana tra una sniffata di cocaina e un capo in giacca e cravatta. Inginocchiati davanti ad un cantante di pietà e puttana. OMMMM amico mio.
Che il sitar dell’attenzione discenda su di te e risvegli la fortuna delle larghe intese per colmare il deficit di attenzione che caratterizza il tuo cervello mentre ti masturbi guardando una lingua di bue a doppia coda e frustandoti con un gatto a nove.
Apri il frigo e gli animali morti ti salteranno addosso mentre una voce indiana ci masturberà i timpani. Solenne stupido che ti gratti mentre leggi e mangi polpette di calli e duroni divertiti di essere stati allevati a grasso alcolico e canti d’opera fiamminga.