Mi spengo in un cerino di pastasciutta mentre mi godo un fine settimana in costa azzurra sotto il sole dei Caraibi. Un incesto si riempie per annaffiare i fiori di bambagia grigia color frutta. M’infilo una sciarpa mentre accarezzo la barba di un bambino. E svengo spennando un pollo da preparare a festa. Quando mi guardo intorno vedo solo corteccia di quercia invecchiata a 90° e uno spazio di diverse piaghe siderali. E allora mi chiedo se valeva la pena di friggere il presidente.
Alla luce del bollettino fiscale di cento lire rifletto la mia immagine e somiglianza con quella di un cervo senza corna e in fondo ci assomigliamo molto ma non troppo, ma abbastanza. Volendo possiamo anche ragionare sulla mancanza di salsedine di mucca, ma in fondo basta seguire il ragionamento per ritrovarsi in alta montagna a sciare su nuvole di grigioperla.
Sempre seguendo il ragionamento il sommergibile Ponasso gode di un orgasmo subacqueo con la tipica Ursula Strozzapreti che vaga nei meandri del polo nord allattando di bianco le profondità sottomarine.
Normalmente preferirei morire di noia piuttosto che lavorare al freddo, ma una musica metallica frastuona timpani e neuroni e fa impazzire il pancreas per un ballo di tori impazziti.
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Balla per me. Balla sopra un tesoro cristallino. Balla in un orgasmo selvatico
Morte che baci il tesoro della castità. Vieni a pregare e a scopare con noi. Dentro una botte di schizofrenia e gas intestinale. Vieni con noi a divertirti per recuperare le forze dopo una lunga malattia. Uno schiaffo si amplifica nell’eco spaziale di una lavastoviglie che sta finendo il ciclo di cottura a freddo. Tra Martina e Ruggero non era mai scorso buon sangue e s’erano sposati proprio per odiarsi meglio. Tra tamburi che lavano i piatti e sigarette che colano sangue il loro amore era rimasto inossidabile e la loro famiglia cresceva tra botti di vino diventato aceto e ammassi di pietra colorata di rosso e profumata di tango argentino.
Fin dal primo mattino si prendevano a schiaffi e a sera andavano a letto con gli occhi gonfi di tanto in tanto si violentavano a vicenda e la cosa rendeva il rapporto più succulento.
Poi un giorno il cioccolato si fuse e inondò la cucina e Martina rischiò di annegare. Ruggero non esitò un istante e invece di salvarla la spinse più giù. E tutto finì in pace. Così com’era cominciato, ma la polizia non riuscì mai a convincersi del fatto che una possa annegare in una pentola di cioccolato caldo.
I loro figli piansero e al funerale si tirarono frecce avvelenate uccidendo la metà del gruppo funerario ossequiante tra cui l’odiato direttore di Ruggero.
Un cane bastonato si spara ad un occhio per attraversare il guado dell’inferno dantesco.
Una foglia secca si masturba davanti alla propria terrazza un sabato pomeriggio tra l’indifferenza dei passanti.
Una tromba suona danze ipnotiche e sfoglia giornali di ferragosto. Sabbie mobili che circolano attorno al collo di una giraffa color arlecchino. Con una cravatta lunga tre ore luce.
Un acrobata di circo atterra su una bambagia tra cori di donne che saltano tra muschi e licheni in mezzo a rocche cristalline color rosso corallo. Un sabba sulla spiaggia nera scopre un fungo atomico. Giove osserva dalla Luna la pazzia umana. E si scalda le mani. Prima di iniziare un’orgia con le baccanti.