Un amalgama silente


Un amalgama silente. Silente amalgama di mummie di borgata romana. Lenti cadaveri che si aggirano tra vino e tarallucci. Cantano e bevono senza lasciare traccia del loro passaggio e si reincarnano in un insetto silente e volgare.
Il suono guida la mano di un poeta ardito che si tocca il dito con il naso variopinto mentre il dipinto si erge a sommo pianeta di una lavastoviglie fantasma. Nelle mie orecchie rimbomba il sonno di una lavasciuga liquida di colore verde ramarro tipo pus che mi ronza nelle orecchie come un sommergibile fantasma.
Un punto e virgola mi guarda perplessa e finché mi fissa non riesco a fare pipi’. Mi sciolgo il decolté in una sfilata di moda e resto nuda in una scena madre del film sulla vita dei pesci dell’oceano pacifico.
Una mano scivola sul pene e non sai cosa farà perché dipende da una dimensione aliena in salsa erotica e Marte predica l’amore universale. Un corno scivola nel solstizio d’estate e preghiamo insieme perché Natale venga schiacciato da una balena blu.

Mi scaldo le mani


Una banana si smuove a forma di zingara che mangia un santino. Ha le trecce a forma di tette e le tette a forma di morto che cammina. Maledetti voi siate e benedetta tra le donne.
Così in alto e così in basso tra baffi truculenti e grassi cappelli rosa di bambine che dormono sulla spalla di genitori fosforescenti. Eccola che torna la zingara maledetta. Le trecce sono annodate dietro con un fiocco rosa fuxia. E gli uomini giocano a carte. Le rose camminano tra cammelle truccate a festa per essere guardate, ammirate, seviziate e stuprate da sguardi spermatici di bestie arrapate vestite a festa. Vestite di rosa.
Le vecchie girano. Osservano e ringraziano dio se hanno nipoti da portare in giro.
Dagoberto si pulisce un moccolo con un batuffolo di cotone e sua moglie ripulisce i bambini mentre una balena blu gli sfreccia davanti e sale le scale sinuosamente. Il padrone della locanda fa l’amore con un asparago verde e le luci lampeggiano. Serpenti di lucciole argentate serpeggiano sinuose attorno al fallo eretto di un ramo adiacente alla sequoia gay.
Si amano gli ospiti di un compleanno di cani in tempo di crisi in una villa fiorita di rose e d’incenso. Mentre piove metano liquefatto. E Dagoberto spia dalla serratura una sedicenne che si toglie il reggiseno sapendo che lui la spia. Amiamoci con gli occhi che galleggiano nello champagne. E nuotiamo davanti ad un Dio che parla in diretta alla RAI presentando un marito che picchia la moglie di Dagoberto tutto il giorno.
Mi arroto i baffi. Scendo dalla limousine rapata a zero e scarico sull’hotel un serbatoio di sperma da un I-pod.
Bevilo che ti fa bene.
Bevilo che ti fa digerire.
Bevilo tutto che ti scalda il seno.