Un granello di sabbia odora il naso di un plutocrate tedesco che ulula ai monti del Tirolo per un Dixan a cielo aperto
Il senso snello di una bilancia portatile ti mando via Amazon nel mondo della magia virtuale, basta che digiti la password
Cornelia si stuzzica un marito tra le gengive delle labbra pelose e stringe la sigaretta tra labbra umide e untuose che gettano zizzania all’unto del Signore perché in fondo la nostra vita è solo una cazzata, no?
Menti. Perché mentire è una delle cose più vietate e piacevoli al mondo, soprattutto per colui che non deve sapere la verità. Che gli farebbe male. Troppo. E allora sii un benefattore. Perché l’emozione è un flusso d’amore che non si può fermare solo a causa di una verità.
Illusione, speranza ed evasione giocano a briscola nei sotterfugi antiatomici di una pentola a pressione spinta, molto spinta. Fanno una crema di asparagi che sottomette l’umanità che striscia credendo di volare tra gamberi ubriachi. Ed è così che io e te ci scambiamo lingue voluttuose che girano e rigirano attorno all’argomento, solleticandolo nella punta fino all’orgasmo. Questo è il succo della storia. Tra bianca neve e i sette nani. Una droga per cervelli che non tornano. Una coca cola che rigurgita calore e magma.
Un’ostrica tra i denti t’impedisce di deglutire come si deve e un conato di vomito ti spunta tra le dita dei piedi. È per questo che ti amo e ti voglio sposare. Ti regalerò attici di verruche e pomelli di pomodoro incastonato nelle pareti alla panna. Aspettando Babbo Natale per spremere le meningi del cocco bello cocco.
Archivi tag: babbo natale
I promessi sposi
Un carro di deliri si sposta nelle morti nere della peste bubbonica mentre i promessi sposi si baciano in un alone di luna bianca. Nella distruzione del potere si muovono anime di vita che mandano lettere di senso a babbo natale per chiedere un prestito per la casa. All’interno della servitù della gleba muoiono le zanzare del coltivatore diretto che si ostina a zappare una terra arida cotta dal sole d’agosto. Mi allarmo per una viticoltura che piega i chicchi davanti al trattore laser per giocare con i bambini dell’asilo in visita alla fattoria.
Dolcemente il sole risorge dopo la pioggia e accarezza i crani dissepolti per farli evaporare alla luce dell’amore. Phandertal si muove grottesco e grosso azzannando i resti putrefatti delle iene e si guarda intorno guardingo per evitare i guardiani del potere. Cerca di costruire una vecchia pistola con i resti di lattine di coca cola imbevute di cioccolato fondente. Bagna di escrementi aciduli al limone il sentiero verso casa in un vecchio edificio di anidride carbonica solitaria.
Cerca di non tornare dai suoi piccoli a mani completamente vuote ma ride davanti a uno specchio in perfette condizioni che gli dice che non è più in giacca e cravatta e che l’informatica non serve più a niente. Un airone telecomandato lo vede e gli spara. Dopo poco un altro ex collega passa e lo porta via per mangiarlo insieme ai conigli che ha catturato nella riserva di saliva galleggiante.
Un paparazzo immortala la scena e scrive un articolo al prosciutto cotto per la gioia delle adolescenti del potere che giocano con i trucchi dei Pazzi alla riscossa.
Tacchi a spillo di un rododendro in fiore
L’odissea di una pera matura si distende in un lago di cigni omosessuali. Perché la vertigine fa amicizia con una capinera? Me lo sono sempre chiesto. In fondo non tutti i tori si accoppiano con le mucche. E in fatto di corna Antonio ne sa qualcosa. Antonio è il nome della mia scimmietta.
Sogno il rumore di una wii rosa fuxia e volo tra uccelli di rovo pungendomi le ascelle pelosamente odorose. Per quale ragione vedo un highlander smontare da cavallo in mezzo alla tundra di un piatto di lenticchie fuori di senno? Se glielo chiedo continuerà a vivere in eterno e a farsi tutte le prostitute dello spazio tempo? Mi perdo in mezzo alle domande di un castoro con la dissenteria orale e m’infilo di tacchi a spillo per la mia passeggiata serale nel letto coniugale.
Quindi, in pratica, tutto per dire che, insomma, alla fin fine parliamo di riforme. Sì perché se la gente muore di fame la cosa importante è regolarizzare le coppie omosessuali. Questo noi vogliamo portare avanti. E indietro. E avanti. E indietro. Per sempre. Finché il buon Dio ci darà il buon umore noi scenderemo con la nostra slitta dal palazzo del ghiaccio e svenderemo le renne di Babbo Natale all’outlet più grande d’Italia in modo che tutti pensino di aver fatto un affare a comprare cibo di qualità a poco prezzo. Il potere logora. Chi non ce l’ha.
Un dollaro di vita
Un ingegno si scava la tomba con le proprie mani e prega sistematiche azioni di guerra in mezzo alle foreste di piombo in una salsa americana che lega le mani e inghiotte canyon di camion di spazzatura. Ingaggio una squadra di scarafaggi per giocare alla merla cinese.
Cerco una scarpa in mezzo alla metro. Mi scordo del collo a cui è attaccata una cintura di castità.
Dò un taglio al sistema nervoso per non sentire più i tunnel della memoria di uno studente intellettualoide che parla del destino. Una foresta di sentimenti lenti, un mortorio di accendisigari spenti e siringhe con residui di eroine come Giovanna d’Arco.
Una villa si riempie di fango. Mentre i vigili del fuoco riempiono le loro anime di Nutella.
Suviana si riempie il girocollo di pasticcini per mangiarli durante il calo di zuccheri quotidiano e un coro gregoriano si espande a ritmo di allori. Baciamoci sotto la barba di Babbo Natale che porta fortuna ad un bombolone alla crema che ritorna dal lavoro in aeroporto. I nababbi brindano al sole della festa del dollaro e una cucina fatta per affettare mani e piedi
Il delirio del pesce spada
Monna lisa smile to everybody, tra pesci che pescano e mondi che camminano. Felici di essere sulla slitta di Babbo Natale e di nuotare verso sentieri di tonno al prosciutto crudo. Sedicenti armigeri armati di archibugio a due canne mozze si distendono al sole di un deserto del Sahara per fondere la corazza e il cervello in una morte da cartone animato.
Una bella autostrada si guarda allo specchio e chiede chi è la più veloce del reame. Fendi, la buongustaia dell’angolo a sinistra del marciapiede m’invita a degustare un cappuccino al bancone del suo bar e mi slaccia i pantaloni all’altezza del pene che timidamente si lascia prendere in giro mentre lei chiede ufficialmente un accoppiamento alare tra volatili che si nutrono di liquidi seminali e che seminano argento vivo in tutto il bancone mentre i clienti bevono tiramisù e mangiano torte alla crema di fagioli. Le mie dita danzano un delirio su strati di grasso sodo e abbondante. E mi chiedo dove ho messo le chiavi del Paradiso. In un orgasmo di fuochi artificiali e urla spasmodiche che coprono le urla del telecronista dlela finale dei mondiali ci accorgiamo che tutti in strada lanciano grida e suonano le trombe dei cavalleggeri leggeri.
In un tempio di Buddha suono fallo come un violino alato e dipingo scroti di fanciulle serene. Loro mi sorridono
E sorridono anche a te mostrandoti i genitali per dirigersi verso il vento dei desideri.
È una corsa e chi vince abbaia al crotalo mascherato da Arlecchino
Uno struzzo di periferia
Una pernacchia di dolore si scuote le meningi misurandosi il girovita. Gradisci un nasello? Fa la pesca di un merluzzo sfegatato in attesa del colpo del medico. E quindi coloro di pastello il quadro del Bernini. Sfoglio un fiore scuoiando un’anatra color pisello e la pazzia invade la mia pelle. Il godimento di una ragazza con la febbre si misura negli occhi dell’estasi che ridono a crepapelle.
Oggi Matullo si scopre una parte dei genitali e li dipinge di blu per assomigliare ai colori di cristo, mentre la felpa di bertolaso sventola su un mazzo di carte. Matullo sconfina nell’arte per sfondare un posto di blocco mentale che guarnisce una madonnina riccamente addobbata in cima a una chiesa.
Ci sfreghiamo insieme una barba appena rasata e abbracciamo babbo natale che esce da una doccia radioattiva. La morte precoce che genera marmitte catalitiche uccide un cretino che lavora nelle diosfere. Pelato e deficiente ma grande e intelligente suona una chitarra in una chiesa di periferia dove lima una fuliggine di merda e oro soffritto.
Cimitero rock
Un killer della memoria si sparge come olio su una farfalla araba e a occhi chiusi spira tra le fauci di Odino. Voci di ragazzi implorano il cielo per una rivoluzione silenziosa mentre gli occhi scoppiettano come fuochi artificiali. E il pubblico osanna. Osanna nell’alto del cielo. Un concerto di voci spaccano il fondo di una bottiglia mentre io scoppio a piangere. Il dolore del mondo celebra la propria gloria. Mentre il cuore scoppia di risate allegre e si consola con una palla di chewingum.
Andiamo e vinciamo al suono di una chitarra. Ma andiamo dove? Andiamo e preghiamo una poesia rock.
Evviva Bambi e Babbo Natale. Fluida energia che scorri dalle mie mani e purifichi la mia anima come acqua benedetta. Un suono d’amore sa di cioccolato.
Rose rosse e cioccolato sono il profumo dell’amore. Un amore rock.
Divino verme che strisci sotto la terra e ti nutri d escrementi putrefatti. Sei il suono silenzioso della natura che lacrima e vive. Tu mangi i morti e vieni mangiato dalle piante che ci nutrono. Senza di te non ci sarei io. Non posso non amarti, anche se mi fai oggettivamente schifo. Ma questo è l’amore. Sangue di lacrime riflesse sull’acqua.
Cimici che scorrono in un pozzo di petrolio che canta un inno nazionale della nazionale di calcio. Forse un giorno potremmo urlare di nuovo Forza Italia.
Al grido di un osanna che ritma una musica tecno io vi saluto vermi della terra che leggete queste divine stronzate e viaggiate con me nei meandri della pazzia.
E ridete piangete e godete e morite e vivete. Nell’immenso gioco di un verme. Col silenzio di un blues balla dentro di noi e ride. Come un pazzo che ci mangia il cervello a uso e consumo del dio dell’infinito. Bevo vino e schiaccio pesci con i piedi.
E mi curo con il ghiaccio dei sensi.
Ed ecco che la luce divina soffoca l’immensità del corno di un rinoceronte alla carica.
Mentre lo guardo mi domando come mai i programmi televisivi della fine del mondo sono finiti. In fondo, chi non si è addormentato la sera prima con quel dubbio solleticante che chissà, forse forse, non si sa mai, e se fosse vero? E se fosse per domani. Perché un giorno la morte arriverà. Ridendo come una pazza. Ma arriverà. E allora siamo, pazzi. Siamo, quello che siamo. E basta. Solo così potremo fregarla. Diventando più pazzi di lei. E di quel verme che mangia. Che ci mangia. E che ci caga. Escrementi di verme siamo. Merda di verme ritorneremo. Ridendo. Sotto la pioggia di un cimitero.
Benvenuti nel delirio.
Benvenuti nel sospiro di un alito di birra.