Monna lisa smile to everybody, tra pesci che pescano e mondi che camminano. Felici di essere sulla slitta di Babbo Natale e di nuotare verso sentieri di tonno al prosciutto crudo. Sedicenti armigeri armati di archibugio a due canne mozze si distendono al sole di un deserto del Sahara per fondere la corazza e il cervello in una morte da cartone animato.
Una bella autostrada si guarda allo specchio e chiede chi è la più veloce del reame. Fendi, la buongustaia dell’angolo a sinistra del marciapiede m’invita a degustare un cappuccino al bancone del suo bar e mi slaccia i pantaloni all’altezza del pene che timidamente si lascia prendere in giro mentre lei chiede ufficialmente un accoppiamento alare tra volatili che si nutrono di liquidi seminali e che seminano argento vivo in tutto il bancone mentre i clienti bevono tiramisù e mangiano torte alla crema di fagioli. Le mie dita danzano un delirio su strati di grasso sodo e abbondante. E mi chiedo dove ho messo le chiavi del Paradiso. In un orgasmo di fuochi artificiali e urla spasmodiche che coprono le urla del telecronista dlela finale dei mondiali ci accorgiamo che tutti in strada lanciano grida e suonano le trombe dei cavalleggeri leggeri.
In un tempio di Buddha suono fallo come un violino alato e dipingo scroti di fanciulle serene. Loro mi sorridono
E sorridono anche a te mostrandoti i genitali per dirigersi verso il vento dei desideri.
È una corsa e chi vince abbaia al crotalo mascherato da Arlecchino
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Mucche elettrolitiche
Pollici versi s’incrociano le dita per succhiarsi a vicenda la cataratta dal naso. Il muco scende e discende dall’intestino per trovare una valvola di sfogo nel marasma di diodi cibernetici che affogano una madre in dolce attesa di un i-pad per il figlio cerebrolitico. Arturo si inceppa la scarpa per la discesa su una scarpata che predica un battito ritmico che gli mangia il cuore. Pezzi di anima gli svolazzano sulla testa come nuvole prese da un uragano di denaro. Argento vivo che si spella le mani piangendo di sesso in cima ad una collina. Arturo spaventato si guarda allo specchio. Lo specchio si angoscia dal vedere una faccia diventare verde, poi blu, poi nero, nero bruciato e infine spegnersi come la brace di un camino, lentamente emanando calore alle lampadine che restano a bocca aperta per l’emozione inaspettata.
Api e zanzare si cibano di barbabietole da zucchero e spingono camion nel senso opposto alla scarpata di un fesso che sta precipitando. In questo modo Dio parla alla gente e suona un tamburo o le campane per chiamare a raccolta i fedeli di un tribunale dei minori divorato da milioni di patatine fritte in aglio e rosmarino.
Eolo evoca i bei tempi ma poi si taglia il viso con la lametta e urla un porcoddio che si sente fino all’Africa dove tumuli di negri stanno ballando sopra una roccia nera perché è piena di petrolio malato di AIDS. Arturo si lecca i baffi e torna dall’Africa con la febbre giallorossa e un’auto da corsa targata Bali.
Piange la sua donna che lo aspetta in una capanna di fiori e gerani che cantano note che stridono contro un uragano di nubi di cartapesta e Arturo si taglia i baffi. Una scuola guida li usa per la propria pubblicità e per non farsi fotografare la targa in eccesso di velocità. Ma quante streghe, ma quante cazzate. Ma perché volano i santi? E quando ci toglieranno l’elettricità, come faremo a fare l’amore? È un dilemma o un dramma? In fondo potremo sempre dipingerci le ossa attraverso un microscopio di carta carbone. Le sopracciglia di Arturo vengono in mente ad una schiera di Arcangeli che da allora in poi le venererà come peli di agnello sacrificale e le userà per pozioni magiche di sacri sabba usati per fare sesso con minorenni bisex dato che gli angeli non hanno sesso, o sì?
Carico il pisello per sparare oltre il muro di cinta un carosello che evoca ricordi da manicomio criminale. E un sax mi perturba i timpani lasciandosi dietro un violento sapore di sex.
Veterani si immolano e cagano dietro la statua del generale degli angeli sommersi da cumuli di spine e rose rosso sangue