Tredici morti camminan sul tetto


La gravità scinde il mattone e decide di riportare in vita una granata della prima guerra mondiale a occhi chiusi. Ciecamente si spoglia delle sue vittime e si unisce in matrimonio con il mattone piantato su un cimitero. Un mattone conficcato nella testa tra le labbra per non amare fino al cervello per non sentire. Il fallo matrimoniale concepisce urla di passione mentre la folla acclama in festa la verginità perduta ai giochi della felicità. Evochiamo solennemente le giunche che scorrono sull’acqua della voluttà per perderci grassamente tra fili d’erba della foresta amazzonica e mangiare festosi pranzi natalizi tra la pubblicità del samsung tre e dell’i-phone cinque.
Perdiamoci e regrediamo allo stato di giunchi paludosi tra serpenti che sobillano le folle per portare il veleno alle loro bocche e cantare di gioia per il dolore confuso con l’orgasmo.
Armiamoci popolo per una classe dirigente sadomaso che mangia dalla bocca e mangia dal culo. Scoppiano di sangue succhiato dai morti che camminano e urlano la loro rabbia per non poter succhiare di più. Giochi della fame alle olimpiadi del Golgota si sfiorano la mano per assicurarsi la vittoria. La vittoria non lecca il culo.

Amore mio


Scontrandomi contro un delfino lotto contro la povertà di un derelitto senza dimora appariscente. Ma con un Samsung note 3 e mi vanto del mio gsm di dodici anni fa. Mi metto un mantello di dolore e sapore di ragù che pende dalle auliche presenze olografiche dell’illusione del Paradiso di sette anni fa. Un toro cornuto si lamenta del regime di separazione dei beni che non gli conviene più. Pungolo un dirigibile in Marocco che prega il dio musulmano in ruote circolari dei maestri tibetani della vita e della morte. Un fungo arabo si è insediato nel mio naso di nascente luna piena e cerco di spurgarlo con le unghie e coi denti per assimilare un posto nel letto matrimoniale senza accendere di nuovo la televisione al plasma e fare un’altra donazione di sangue.
Sedicenti preti che lavorano come dentisti ma sono odontoiatri curano carie dell’anima tramite il sangue secco degli animali mangiati sull’altare dell’agnello che copre i peccati del mondo. Giochiamo così a carte per un ramino sbevazzato di poker di cuori e amiamo l’amore tra nuvole di peccati e colpe che non abbiamo. Ti amo Magnolia e sento per te un effluvio anale che m’inebria il cervello e voglio darti la bandiera della mia virilità affinché tu riproduca il frutto della banana in senso orizzontale.
Ti dedico una macedonia di peli di frutta fresca e coriandoli di universo per ripercorrere la strada della vittoria. Una vittoria che sa di sformato di polipo e lascia l’amaro in bocca che va giù con un bicchiere di Dom Perignon del ’54.