La malinconia di un castoro con la pellagra


Rivoli di astici piangenti scendono dalla periferia di un torrente asfittico che aspetta la pioggia da millenni in un deserto assetato d’amore e piange. Perché solo le lacrime si possono bere
Un cielo gotico ti guarda e fa l’amore con la pioggia perenne che chiude la speranza di una sveglia mattutina in una stanza buia e rimanda l’eco di una dj radiofonica che urla che ti chiedi cosa c…urla questa a quest’ora. Comunque ti svegli. E comincia la masturbazione di una quercia trisavola in una stazione spaziale sinfonica che urla di godimento e soffrigge cipolle e patate in un seltz al limone.
Viene a prendermi la vecchia signora per portarmi in un collegio svizzero a farmi abusare insieme a Lapo tra trans e suore gesuite che si regalano un momento di preghiera mentre le orge abbondano e scendono dal cielo a forma di goccia. Occhi spermatici seguono la scena copiosa e abbondante tra spade e bastoni illuminati di brodo di carni giovani e massacrate da cui scendono lacrime di coccodrillo e sangue blu.
L’atmosfera si tinge di urine e il fetido arraspare di una topa che manifesta il proprio rancore nei confronti della crisi provoca una marcia su roma di rom fascisti gay.
Una porta sbatte e il grillo canta due volte in parlamento. Le urla stridono contro l’arco di trionfo e il mascara scivola sugli occhi ombrettati di un deputato paraplegico che canta l’inno alla gioia nel momento in cui Napolitano bombarda il Parlamento. La maschera di Bildenberg scende sull’urna funeraria della patria. Una statua la ricorderà.
Il riccio rotola su una palla di lardo e lascia il commento al sommo poeta illuminato a giorno dall’aureola funeraria di una tromba d’Eustachio

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