Il dolce richiamo di Medea


Un lapislazzulo brilla nella fontana di una patata arrosto. Prego e dormo addormentato in un centro di periferia dell’impero stellare mentre il sole gioca a scacchi con un altro sole e il terzo fa un solitario. Il silenzio balla ferocemente una psicomotricità con una sirena di sedano soffritto e i peperoni ci guardano mentre ci dimeniamo nell’olio bollente di una discarica abusiva.
Il fumo sale e penetra negli occhi tristi di un rinoceronte affamato. E il virus gli fa un servizietto al pelo del naso che muore lì, guardando in alto senz’aver avuto il tempo di chiedersi cos’aveva preso al compito di matematica.
Una dea s’immola nel cielo tra il fragore di una padella e il vuoto risucchio della campana della chiesa di paese di montagna.
Nella valle sarda si pesca un salmone da un quintale di salsicce. Panino ne prende uno ma vuole andare a casa per mangiarlo. La casa sta bruciando in lontananza. Panino corre e lascia il salmone nel boschetto. Si tuffa nel fuoco per cercare i figli ma i figli sono già scappati e lui muore nell’incendio. Una vespa punge un cadavere e si ubriaca dato che in casa c’era una coltivazione di marijuana.

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