Bulimico


Dopo aver coltivato piselli per tutta la vita mi butto in mezzo ad un campo di banane che si danno battaglia e sottintendono un rifugio antiatomico. Mi perdo così in un sussurro antistante la comica padella mentre la pelle si stura i broccoli di pus che fuoriescono spruzzati via via sempre più su da conati di rabbia. È così che incontro un personaggio che plana nel cervello e romba e atterra anzi si sfracella al suolo. Era solo un personaggio venuto male, tanto vale farlo morire. Avanti un altro. Sento la puzza ancestrale rubare pezzi di rosso bovino ad un toro da corrida. E immagini che sanno di burro fresco si stagliano contro la mia pupilla oculare e prendono a danzare un tango argentino con una rosa tra i denti. Mentre un barrito d’elefante cosparge il suono di melodie acute.

E la notte scende a mascherare di spettri fantasie lontane di lontre e lapislazzuli annegati in acque preistoriche mentre il grande direttore d’orchestra dirige il vuoto pneumatico di una centrale elettrica in mezzo alla savana.

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